12/02/2025 di Giuliano Guzzo

Usa di nuovo nella Geneva Declaration sull’aborto. Cosa è e chi vi ha aderito

Il Presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, ha ufficialmente annunciato l’intenzione di rientrare nella Geneva Consensus Declaration; il che non può che far gioire il mondo pro life. Sì, perché la Geneva Consensus Declaration, che ha debuttato nell’ottobre 2020, è un documento internazionale pro life, che esplicitamente «difende il nascituro e ribadisce l'importanza vitale della famiglia». Inizialmente sottoscritto da 32 nazioni - tra cui gli Stati Uniti sotto la prima amministrazione Trump, il Brasile, l’Egitto, l’Ungheria, l’Indonesia e l’Uganda -, questo testo è poi arrivato fino a 34 sottoscrizioni; numeri non piccoli, se si pensa che questa dichiarazione afferma che non esiste un diritto internazionale all’aborto e che i Paesi non sono obbligati a finanziare o supportare le procedure abortive.

Cosa prevede la Dichiarazione e chi vi ha aderito

Più precisamente, questa dichiarazione prevede quattro impegni ben precisi: quello di garantire significativi progressi nella salute delle donne; di proteggere la vita in tutte le sue fasi, inclusa quella prenatale; di dichiarare il diritto sovrano di ogni nazione di stabilire le proprie leggi a tutela della vita, senza pressioni esterne; di difendere la famiglia come fondamento di una società sana. Come detto, molti Stati vi hanno aderito, alcuni dal peso specifico molto importante come - oltre, appunto, agli Usa - anche Brasile, Ungheria, Polonia, Arabia Saudita, Egitto ed Emirati Arabi Uniti. Insieme a loro anche Bahrain, Bielorussia, Benin, Burkina Faso, Camerun, Repubblica Democratica del Congo, Repubblica del Congo, Gibuti, Eswatini, Gambia, Georgia, Haiti, Indonesia, Iraq, Kenya, Kuwait, Libia, Nauru, Repubblica del Niger, Oman, Pakistan, Paraguay, Senegal, Sud Sudan, Sudan, Uganda e Zambia.

Il cambio rotta Usa

E’ palese, dunque, come questa Dichiarazione porti con sé impegni sulla difesa della vita pesanti e controcorrente. E infatti, con l’elezione di Joe Biden, la musica era subito purtroppo cambiata. Il Presidente democratico degli Stati Uniti nel gennaio 2021, infatti, si era ritirato infatti dalla Geneva Consensus Declaration; non solo, aveva pure continuato a incoraggiare altri Stati - Burkina Faso e Benin – a seguire l’esempio statunitense. Ora invece il vento pare cambiato nuovamente e non si può non registrare questo anche con una certa sorpresa. Donald Trump, come si era notato anche su questo sito – ipotizzando che fosse diventato, per così dire, moderato al riguardo - non si era infatti esposto molto sui temi pro life durante la sua campagna elettorale. La stessa Melania Trump, sua moglie, prima delle elezioni d’Oltreoceano aveva esaltato l’asserita autonomia delle donne «nel decidere se avere figli, in base alle proprie convinzioni, libere da qualsiasi intervento o pressione da parte del governo». Eppure, una volta giunto alla Casa Bianca, il tycoon sembra aver cambiato marcia, promuovendo ordini esecutivi e provvedimenti che è difficile non riconoscere come pro life, a partire dalla prima apparizione pubblica del vice del tycoon, J.D. Vance, alla Marcia per la Vita di Washington e, appunto, alla decisione di voler rientrare in seno alla Geneva Consensus Declaration.

E l’Italia?

In tutto ciò, l’Italia? Che cosa farà? Forse seguirà l’esempio americano, aderendo a questo impegno pro life internazionale, oppure ne resterà lontana? Al momento è oggettivamente presto per dirlo, tuttavia sarebbe senza dubbio auspicabile che anche Palazzo Chigi considerasse seriamente l’ipotesi di una adesione alla Geneva Consensus Declaration, come ha anche dichiarato Toni Brandi, presidente di Pro Vita & Famiglia onlus, «sarebbe opportuno e importante, per la tutela della vita nascente e dei diritti delle donne, che l’Italia vi aderisse. Sarebbe un segnale di civiltà e un messaggio di uno Stato veramente attento a difendere la vita in ogni sua fase e condizione, fin dal concepimento».

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