La Commissione Affari sociali dell’Assemblea parlamentare del Consiglio d’Europa ha bocciato per la seconda volta il progetto di risoluzione sull’utero in affitto riproposto – con una certa protervia – dalla transessuale belga Petra De Sutter, impiegata in una clinica per la fertilità che fornisce anche uteri in affitto nel suo Paese (in evidente conflitto di interessi, quindi).
La sua proposta che conteneva l’implicita accettazione del principio per cui una donna può dare l’utero in affitto era infatti già stata bocciata dal Consiglio d’Europa in un’altra occasione, nel marzo scorso.
La pressione delle lobby internazionali che lucrano sulla pelle delle donne e dei bambini, però, è evidentemente forte. Infatti, la stessa Commissione che ha respinto la proposta De Sutter ha adottato un progetto di raccomandazione allegato alla risoluzione, che sarà discusso alla prossima sessione dell’Assemblea nel mese di ottobre.
In tale progetto si raccomanda agli Stati aderenti al Consiglio d’Europa di adottare delle linee guida per proteggere i diritti dei bambini comprati da una madre surrogata, ma si lascia obiettivamente spazio alla possibilità di dare l’utero “in comodato”, cioè alla cosiddetta “surrogazione altruistica”. Sappiamo bene che questo consentirebbe la continuazione e la diffusione ulteriore dell’ignobile mercimonio, purché per la madre sfruttata figuri solamente un “rimborso spese”: le donne povere saranno di fatto ancor più ricattabili.
E’ giusto, certamente, preoccuparsi della salvaguardia dei diritti dei bambini. Sorattutto nei troppi casi in cui di fatto sono già stati comprati e deprivati della loro mamma. Tuttavia, è evidente che l’unico modo per tutelare veramente l’interesse dei bambini è vietare l’utero in affitto in tutte le sue forme, così come già fa la legge 40 in Italia (che viene platealmente violata: la magistratura finora ha ignorato le nostre denunce sporte a Roma e a Milano contro le cliniche che sono state colte sul fatto mentre organizzavano la compravendita dei bambini).
E’ inutile, e anche ipocrita, condannare le conseguenze dell’utero in affitto per i bambini, senza prima condannare, senza “se” e senza “ma”, l’ignobile pratica. Indipendentemente dalla sua forma, e da qualsiasi regolamentazione, l’utero in affitto è sfruttamento delle donne e commercio di bambini, privati scientemente e premeditatamente della loro mamma.
Redazione
Fonte: No Maternity Traffic