Comunicato stampa della Manif Pour Tous Italia: ci uniamo alla loro soddisfazione per il ricorso dell’Italia contro la sentenza CEDU che impone tolleranza sull’utero in affitto.
“Abbiamo raccolto più di 30 mila firme per chiedere al Governo di opporsi con forza alla sentenza della CEDU, che porta l’Italia nel grande mercato internazionale di figli tramite utero in affitto, e quindi siamo del tutto soddisfatti del risultato”. Lo afferma Filippo Savarese, portavoce de La Manif Pour Tous Italia, commentando il ricorso del Governo italiano contro la sentenza “Paradiso e Campanelli” del 27 gennaio scorso. Con questa, la Corte europea dei diritti dell’uomo aveva condannato l’Italia per l’allontanamento di un minore dalla coppia che lo aveva “acquistato” in Russia per 50 mila euro con la pratica dell’utero in affitto.
Le autorità italiane, dopo aver accertato che il bambino, a differenza di quanto dichiarato dalla coppia, non aveva legami biologici neppure con il padre, lo hanno affidato a un’altra famiglia.
La Corte Europea però aveva stabilito che, seguendo il principio del maggior interesse del minore, indipendentemente da qualsiasi legame biologico, il bambino deve rimanere con chi stabilisce con lui un rapporto affettivo. Si configura, così, una sorta di diritto all’usucapione nei confronti del minore: basta che qualcuno riesca a tenere con sé un bambino per il tempo sufficiente a stabilire una relazione, e potrà tenerlo per sempre.
Insomma: il bambino è dell’ultimo che riesce a prenderselo, senza considerare come l’ha ottenuto, in che modo è stato generato, quali sono i suoi genitori biologici. N.D.R.
“L’Italia ha sottratto il bambino alla coppia perché comprare i figli è un crimine tremendo – afferma Savarese – e nessun bambino deve crescere con chi ha offeso la sua dignità umana dandole un prezzo. La sentenza “Paradiso” impedisce agli stati di punire chi compra i figli, creando uno spazio di tolleranza giuridica intorno alla pratica barbara dell’utero in affitto. Ci auguriamo che il Governo italiano tenga duro nel difendere davanti ai giudici la dignità dei nascituri, e che la Corte in secondo grado riveda radicalmente la propria giurisprudenza, o non avrà più niente da dire sul tema dei diritti umani”.