In una società ormai da tempo abituata a ricondurre tutti gli episodi di violenza domestica al femminicidio, il nuovo libro di Barbara Benedettelli, 50 Sfumature di violenza, femminicidio e maschicidio in Italia (Cairo Editore), ci apre gli occhi nei confronti di una realtà pressoché ignorata dall’opinione pubblica.
Anticipato dal pamphlet Il maschicidio silenzioso – Perché l’amore violento è reciproco e le donne non sono solo vittime (Collana Fuori dal Coro, Il Giornale), uscito a marzo 2017, il libro si propone di aiutarci a superare l’equazione mentale, ormai familiare all’immaginario collettivo, secondo cui l’uomo sia in tutti i casi l’autore della violenza e la donna ne sia sempre la vittima.
Il testo – afferma un post tratto dal blog della stessa autrice, Una finestra sulla realtà – espone al suo interno una corposa inchiesta su decine di casi di cronaca «spesso nascosti nelle poche righe delle ultime pagine dei giornali locali e che meritano invece attenzione».
L’intento, a detta della scrittrice, attivista per i diritti delle Vittime, non è quello di sminuire la gravità degli innumerevoli casi di violenza di cui le donne sono state oggetto, bensì mostrare una realtà non meno grave che riguarda un numero di casi non troppo inferiore ma, piuttosto, sconosciuto.
Già nel pamphlet, l’autrice ha presentato i dati del rapporto Eures sulle Caratteristiche e profili di rischio del femminicidio del 2015, in cui emerge che nel quinquennio 2010-2014, in cui si registra un totale di 923 vittime di violenza domestica, le vittime siano 578 femmine e 345 maschi.
Un quadro, questo, senza dubbio inaspettato perchè alterato dagli interessi di molti. Abbiamo già presentato in altre occasioni i dati reali dei casi di violenza sulle donne, rispetto al profilo ingigantito che ha dato loro il femminismo.
Nessuno vuole dare meno importanza alle vittime donne, ma quando a morire sono gli uomini tutto tace. Perchè? Non sarà forse un modo per mostrare la famiglia naturale come un’istituzione maschilista pericolosa per la società?
Luca Scalise
per un’informazione veritiera sulle conseguenze fisiche e psichiche dell’ aborto