La Giornata internazionale per l'eliminazione della violenza contro le donne, designata per il giorno 25 novembre dall’ 'Assemblea generale delle Nazioni Unite, vede moltissime iniziative ed eventi in tutta Italia e non solo, proprio per sensibilizzare l’opinione pubblica sul tema della violenza fisica e psicologica contro le donne, che hanno conseguenze devastanti come abusi, stupri, vessazioni, femminicidi ma anche drammi spesso taciuti come l’aborto, la prostituzione, la sessualizzazione precoce della bambine e l’utero in affitto. Abbiamo parlato del senso di questa iniziativa con la giornalista e scrittrice Enrica Perucchietti
Innanzitutto, cosa pensa di questa ricorrenza?
«Penso che questo tipo di ricorrenze vengano sempre trattate in maniera ipocrita, soprattutto dai media del mainstream, perché se si volesse davvero contrastare la violenza sulle donne bisognerebbe anche contrastare, con vigore, la maternità surrogata che, in maniera sempre più strisciante, c’è il rischio che venga adottata anche in Italia. Bisognerebbe salvaguardare quelle donne che lottano per i diritti di tutte, opponendosi, ad esempio, all’indifferenziazione di genere, invece, poi, avvengono quei cortocircuiti a livello mediatico, per cui va bene parlare di femminicidi o di molestie, però di altre tematiche che sono più delicate no, perché sembrano essere tabù e non si possono toccare».
Peraltro, questa giornata è stata designata proprio dall’ONU che, come ben sappiamo, si fa promotrice di iniziative improntate all’indifferentismo sessuale, come si conciliano le due cose? Davvero non ci si rende conto della contraddizione?
«Ormai, a livello, globale vengono adottati una serie di provvedimenti, in base ad una sorta di dissonanza cognitiva, di tipo orwelliano, siamo ormai ostaggio di una forma di pensiero unico. Queste iniziative vengono, secondo me, propugnate sulla base del politicamente corretto, su questa forma di buonismo del pensiero unico, per cui, alcune cose si possono dire, anzi si devono dire, si devono portare avanti, altre devono rimanere occultate, se per caso vengono toccate si scatena la macchina del fango. Pensiamo soltanto a ciò che è accaduto alla Rowling, ormai da più di due anni oggetto di insulti violenti e minacce di morte dalla comunità trans, per la sua presa di posizione sulla questione dei trans e del sesso biologico, così come è accaduto a Kathleen Stock docente lesbica e femminista, licenziata per aver difeso il binarismo di genere, così come accade anche a molte femministe lesbiche che si battono contro l’utero in affitto e vengono poi boicottate e tacciate di essere fasciste o di destra o omotransfobiche o altro. Quindi è assolutamente chiaro che le nazioni unite portano avanti la loro agenda globale, dove vengono istituite delle ricorrenze, perché c’è un calendario di festività che devono essere celebrate e devono rientrare all’interno del politicamente corretto, il resto viene come al solito seppellito, come la polvere sotto i tappeti. Molte persone non si rendono conto di questa forma di dissonanza cognitiva perché sono totalmente soggiogate dalla propaganda che va avanti ormai da anni e che parte sempre prima dalle scuole. Quindi se vieni indottrinato fin dalla scuola e poi dallo spettacolo, dal mainstream in generale, è normale che molte persone finiscano per cadere vittime di questa forma di pensiero».
L’istituzione, una volta l’anno, di una giornata come questa, lasciando però invariata la condizione di difficoltà delle donne nel gestire tante situazioni, ad esempio maternità e lavoro, è un semplice modo per lavarsi la coscienza?
«Penso di sì, anche se è brutale da dire, perché, poi, per esempio, quando le donne denunciano casi di persecuzione e di molestie o di stalking, sappiamo benissimo che le forze dell’ordine sono inermi, mentre sappiamo benissimo che se si volesse fare qualcosa si cambierebbe il sistema. Mentre le vere vittime di violenza finiscono, ogni giorno, abbandonate a sé stesse. Quindi non è una giornata che può cambiare e può andare a frantumare questo sistema, bisognerebbe mettere realmente delle forze in campo per tutelare le donne anche sulla possibilità di conciliare il lavoro coi figli, come succede nei paesi scandinavi, mentre, normalmente le donne vengono sempre più abbandonate a sé stesse. Mentre ci sono una serie di luoghi comuni duri a morire: c’è la narrativa del #metoo, c’è la narrativa del femminicidio che poi non son serviti a nulla, perché poi le vere questioni non sono state veramente affrontate e le donne continuano ad essere abbandonate a loro stesse».