Olimpia Tarzia è stata una coraggiosa combattente per la vita sin dagli anni ’70. Entrata in politica, a Roma e nel Lazio ha portato avanti con coerenza una battaglia a volte impari sui principi non negoziabili, per la libertà di coscienza, la famiglia, e per la salute e il rispetto della dignità delle donne e dei bambini.
Ora si candida alla Camera nel collegio uninominale 10* dove deve fronteggiare la “iena” Dino Giarrusso, che ha dalla sua la notorietà data dalla TV e la forza mediatica dei 5 Stelle e il segretario dei Radicali italiani che rappresenta il centrosinistra, Riccardo Magi.
Ci spiega la Tarzia: « E’ importante ricordare a tutti che nei collegi uninominali c’è 1 solo posto in ballo e lo prende il candidato che riesce ad ottenere anche 1 solo voto in più degli altri. E’ intuitivo capire quanto sia pericoloso disperdere voti tra canidati di partiti piccoli non apparentati in una coalizione che non hanno chace di competere con i numeri di gente – come nel mio caso – come Giarrusso e Magi».
Le abbiamo poi rivolto alcune domande.
- Onorevole Tarzia, le sue battaglie per la vita e la famiglia, dall’ambito sociale e culturale si sono tramutate da tempo in impegno politico e ora la attende un’altra sfida importante a livello nazionale.
Per la verità i temi centrali della mia azione politica sono sempre stati di natura nazionale; nella mia esperienza nel Consiglio Regionale del Lazio, per tre legislature, ho ottenuto risultati sia quando ero in maggioranza (legge 32/01 sulla famiglia, buono scuola per le materne, Osservatorio regionale permanente sulle famiglie) che in opposizione (legge per il contrasto e la prevenzione al gioco d’azzardo patologico, legge sulla sicurezza domestica ed efficace contrasto all’introduzione dell’ideologia del gender). Per le prossime elezioni politiche nel mio collegio, a rappresentare la coalizione di centrosinistra ci sarà il segretario nazionale di Radicali Italiani, mentre per il Movimento 5 stelle il candidato è un personaggio della trasmissione televisiva ‘Le Iene’.
È evidente che in questo Collegio si consumerà una sfida non solo politica, ma anche culturale, perché si confronteranno valori e visione della vita, della persona, della famiglia e della società molto distanti tra loro.
Serve un’efficace strategia politica, fatta di scelte con ricadute concrete in campo sociale, giuridico ed economico, particolarmente sul fronte delle politiche fiscali, del lavoro e dell’educazione, ma urge anche una generale mobilitazione delle coscienze per smascherare e contrastare gli attacchi alla famiglia fondata sul matrimonio tra un uomo e una donna, per difendere la vita umana fragile e indifesa come quella prenatale e quella terminale o gravemente disabile, per permettere alle famiglie più povere o più numerose di essere libere di scegliere per i propri figli le scuole paritarie, per liberare tanti anziani dall’abbandono e dalla solitudine, per restituire la speranza nel futuro a tante giovani coppie che faticano a mettere su famiglia, per sostenere efficacemente la maternità.
E’ importante responsabilizzare le persone, affinché vadano a votare e far comprendere a coloro che normalmente simpatizzano per l’area di centrosinistra che, nel mio collegio, il 10, votando centrosinistra faranno entrare in Parlamento non un esponente Pd ma un radicale!
Come per il titolo del mio ultimo libro, voglio dare voce all’appello di San Giovanni Paolo II del 1979 a Washington: Ci alzeremo in piedi…e reclameremo giustizia!.
- Berlusconi è Responsabile Nazionale del Dipartimento Famiglia di Forza Italia. Quali iniziative ha intenzione di mettere in campo?
“Sono certa che ne nascerà una forte sinergia, stiamo già lavorando nell’ottica di dare una svolta alle politiche familiari nel nostro Paese, restituendo speranza alle famiglie, attraverso il pieno riconoscimento della loro soggettività sociale, civile, giuridica, educativa, economica e politica. In una recente conferenza abbiamo annunciato ‘Mamma è bello‘, una campagna di sensibilizzazione che Forza Italia porterà su tutto il territorio nazionale. Si tratta di una serie di iniziative che vogliamo lanciare nelle piazze, nei luoghi culturali e nelle Istituzioni per dare voce al prezioso ruolo che ogni giorno svolgono milioni di mamme e di famiglie, che reggono in piedi la nostra società e non hanno tempo di scendere in piazza per far valere i loro diritti.
Certamente andrà rivolta particolare attenzione ad una serie di questioni, da anni trascurate. Penso principalmente ad una riforma fiscale, che utilizzi uno strumento come il Fattore Famiglia, che tenga conto cioè del numero dei componenti il nucleo familiare, nell’ottica del ‘favor familiae’, adottando finalmente delle adeguate politiche di welfare; penso a provvedimenti per le madri lavoratrici, sia per limare le disparità di trattamento economico tra uomini e donne sia per conciliare tempi di cura e tempi di lavoro; ma penso anche alla necessità di riconoscere, anche in termini economici, il lavoro di mamma (che, come oltre a me possono testimoniare tutte le mamme, è il lavoro più usurante che esista, se pure il più bello!) e il lavoro di cura e intradomestico: è stato dimostrato, che inserendo nel calcolo del PIL le attività delle casalinghe (che non passano per il mercato), in molte nazioni questo diventerebbe quasi il doppio.”
- Gli ultimi dati Istat hanno evidenziato come nel 2017, in Italia, ci sia stato un calo delle nascite pari al 2% rispetto all’anno precedente. Secondo lei, quali sono i motivi di questo calo demografico e quali i provvedimenti da adottare per arrestare il crollo delle nascite?
“Ci sono cause oggettive, che fanno capo a precise responsabilità politiche, particolarmente inerenti le politiche fiscali vessatorie sulle famiglie, su cui mi soffermerò più avanti. Ciò che però mi preme sottolineare è che, prima ancora di queste, vi sono cause di natura culturale ed educativa. Viviamo in una società che fondamentalmente penalizza la maternità, che non consente alla donna di vivere serenamente la gravidanza perché non è capace di riconoscerne l’alto valore sociale, che costringe troppo spesso la donna a dover scegliere tra la sua realizzazione professionale e l’essere mamma, che non permette una giusta armonizzazione tra tempi di cura e tempi di lavoro, che obbliga la donna, per esigenze economiche, a dover sempre più posticipare se non addirittura a dover rinunciare ad una maternità, che non sa riconoscere, anche in termini economici, il contributo unico, insostituibile, prezioso del lavoro di mamma. A questo si aggiunge il pressante condizionamento culturale ed anche mediatico, che, proponendo a getto continuo modelli stereotipati di immagine femminile, induce nelle giovani donne l’idea che un figlio sia un peso, un limite, un problema, incompatibile con la piena realizzazione di sé. Occorre dunque una profonda rivoluzione culturale, capace di mettere in luce la bellezza dell’essere mamma e dell’essere famiglia.
Ciò detto veniamo alle responsabilità politiche. Per lungo tempo è mancata in Italia una politica familiare adeguata a rispondere alle rapide e profonde trasformazioni che hanno interessato la famiglia nel nostro Paese (instabilità, multiculturalità, persistente bassa fecondità, lunga permanenza dei giovani in famiglia, invecchiamento della popolazione, ecc.).
Avere un figlio oggi è diventato paradossalmente un atto di coraggio, le famiglie numerose, stanno praticamente scomparendo, perché lo Stato, invece di agevolarle le penalizza. Servono urgenti interventi che favoriscano la costituzione e lo sviluppo della famiglia come soggetto sociale avente diritti propri, secondo il dettato degli artt. 2, 3, 29, 30, 31 della Costituzione Italiana. Serve mettere in pratica un’efficace tutela sociale della maternità, nella consapevolezza che, come osservano esimi economisti, la crisi economica trova, tra le sue principali cause, la crisi demografica: la prima ricchezza di ogni Paese, è, infatti, la nascita di nuovi cittadini”.
- Secondo i dati della Federconsumatori, dagli 0 ai 18 anni un figlio costa 171 mila euro di media.
“La verità è che, mentre le statistiche ci consegnano il primato di un Paese con la natalità tra le più basse nel mondo, il desiderio di maternità e paternità, ancora molto presente, si scontra con le difficoltà di ordine economico. Paradossalmente si dà alla luce un figlio e dopo averlo educato, dopo averci messo tutto l’impegno sostenendogli le spese per scuola, libri, attività sportive e cure per la salute, ce lo vedremo partire dopo la laurea per trovare lavoro all’estero e pagare il debito pubblico di un Paese concorrente. La mancanza di prospettiva per i nostri giovani di un lavoro stabile nel nostro Paese influisce anche in maniera pesante sul loro desiderio di far famiglia e di mettere al mondo figli e, cosa ancora più triste, li priva di speranza nel futuro.”
- Qual è secondo lei l’approccio giusto per perseguire delle efficaci politiche di welfare?
“L’Italia è il Paese che investe meno nello stato sociale: il 26% del PIL contro valori che superano il 31% di Francia e Germania. Solo l’1% del PIL viene investito nelle politiche familiari, a fronte di una media UE di circa il 4%. Penso si debba uscire da una logica di welfare di tipo risarcitorio, mirando solo a migliorare le condizioni di vita delle famiglie più bisognose. E necessario operare per equilibrare i principi di sussidiarietà e solidarietà. Gli interventi non devono avere un carattere di assistenza a condizioni di vita precarie e di risarcimenti ex post, ma devono puntare allo sviluppo delle capacità di iniziativa sociale, economica e culturale delle famiglie, nell’ottica dello sviluppo delle varie forme di capitale umano e sociale. Promuovere un welfare familiare che sia compatibile con le esigenze di sviluppo del Paese significa attivare politiche di empowerment delle famiglie anziché di mero assistenzialismo. La scarsa generosità della spesa a sostegno delle famiglie nelle politiche sociali ed economiche del nostro Paese, si è accompagnata, per un certo tempo, alla tendenza ad impiegare le scarse risorse per misure “una tantum”, che poco o nulla possono per aiutare le famiglie in difficoltà, sostenere la natalità, promuovere la conciliazione dei tempi della famiglia con quelli del lavoro”.
- Come valuta iniziativa del Forum delle Famiglie riguardante il “Patto sulla natalità?
“Accendere i riflettori sull’emergenza rappresentata dalla denatalità sottolineando, al contempo, l’insostituibile ruolo sociale, colmo di risorse, che la famiglia italiana rappresenta, è, in questo momento, fondamentale. Penso che il “Patto sulla natalità” lanciato dal Forum abbia il merito di provocare sul tema tutti i partiti. FI lo ha già preso sul serio, preannunciando che nel programma della coalizione del centrodestra alle prossime elezioni politiche vi sarà un imponente piano di sostegno alla natalità. Le modalità di attuazione sono già definite nel programma, condiviso da tutto il centrodestra. In termini pratici, oltre alla riforma fiscale del quoziente familiare cui facevo riferimento, molte sono le possibilità da mettere in campo, che vanno da importanti detrazioni fiscali per costi asili nido, all’abbattimento dell’iva per pannolini e vestiti prima infanzia, sussidi per l’acquisto di latte artificiale ove necessario, possibilità di detrarre la spesa dei libri di testo per la scuola dell’obbligo, deducibilità delle spese per i trasporti pubblici in età scolare. Il rilancio dell’economia del Paese passa necessariamente dal sostegno alla famiglia e alla natalità, perché non v’è dubbio che uno Stato non si impoverisce mai quando investe sulla famiglia. Ne sono esempio tutti i Paesi del nord Europa”.
- Vuole dare un appello al voto?
Per farlo vorrei ricordare le parole di Papa Francesco: “Di fronte alla cultura della illegalità, della corruzione e dello scontro, voi siete chiamati a dedicarvi al bene comune, anche mediante quel servizio alla gente che si identifica nella politica. Essa, come affermava il beato Paolo VI, ‘è la forma più alta ed esigente della carità’. Se i cristiani si disimpegnassero dall’impegno diretto nella politica, sarebbe tradire la missione dei fedeli laici, chiamati ad essere sale e luce nel mondo anche attraverso questa modalità di presenza“.
Redazione
*Collegio uninominale 10 per la Camera dei deputati, a Roma: Muratella, Trullo, Magliana, Portuense, Gianicolense, Monteverde, Aurelio
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