Giulia Gabrieli, Un gancio in mezzo al cielo, edito dalle Paoline nel 2012, è un vero e proprio inno alla Vita!
La storia di Giulia Gabrieli non può lasciare indifferenti. Quattordici anni, malata di tumore: «Sappiate fin da subito che Giulia ce l’ha fatta. È vero, non è guarita: è morta la sera del 19 agosto 2011, a casa sua, proprio mentre alla Gmg di Madrid si concludeva la Via Crucis dei giovani. Eppure ce l’ha fatta. Ha trasformato i suoi due anni di malattia in un inno alla vita». È una scintilla di speranza, di amore, di fede e di coraggio che tocca il cuore e ci indica la strada per affrontare la sofferenza, i dolori, le fatiche della vita con gioia, determinazione e fiducia. Giulia, con la sua famiglia, già da cinque anni ha cambiato la vita di molte persone, ha scombussolato molte tiepide coscienze, ha risvegliato nell’anima di tanti il proposito di cercare sempre un appiglio, Un gancio in mezzo al cielo (come dice Strada Facendo, di Claudio Baglioni, che era la sua canzone preferita), per vivere la sofferenza come dono di amore, come testimonianza di fede.
E Giulia era davvero una ragazza speciale; speciale ma anche normale, come tanti ragazzi e ragazze della sua età.
Aveva il talento della scrittura. Inventava storie fantastiche e avventure, così come lo è stata la sua malattia: «La malattia è un’avventura e Dio non abbandona mai... Il fatto è che la gente ha paura della malattia, della sofferenza. Ci sono molti malati che restano soli, tutti i loro amici spariscono, spaventati. Non bisogna avere paura! Se gli altri ci stanno vicino, ci vengono accanto, ci mettono una mano sulla spalla e ci dicono ‘Dai che ce la fai!’, è quello che ci dà la forza di andare avanti».
Giulia conosceva la gravità della sua malattia, ma aveva sempre per sé e per le persone che erano al suo fianco – anche il personale dell’oncologia pediatrica di Bergamo – una parola di coraggio e speranza: «Se trovi la forza per pensare: eh va be’, vado in ospedale, faccio una chemio e poi torno a casa, è tutta un’altra cosa. Certo anch’io quando sto male mi chiedo: perché è successo proprio a me? Poi però quando sto meglio dico: ‘Massì, dai, è passato’. Ci rido anche sopra...».
E per i medici aveva sempre una parola di ammirazione e ringraziamento. «Se ci fate caso – scrive – non c’è molta differenza tra un supereroe e un medico. I supereroi salvano tutti i giorni la vita a delle persone, anche sconosciute. E lo stesso si può dire dei medici: solo che anziché usare le tele di ragno come Spiderman o le ali come Batman, usano le medicine. E poi, dal punto di vista umano, sono davvero imbattibili».
Così, nel giorno in cui i suoi supereroi le dovettero comunicare la recidiva del tumore, Giulia aveva già capito tutto e disse: «Ce l’ho fatta una volta ad affrontare la chemio, posso farcela anche la seconda. Forza, ripartiamo da capo».
Per parlare di Giulia bisogna raccontare la sua fede, anche prima della malattia: «La fede è la cosa che mi sta aiutando più di tutto ad andare avanti. Il pensiero che c’è un Dio che mi protegge e che fa di tutto perché le cose vadano al meglio, mi carica, mi dà questa grandissima forza... E in questo mi sta aiutando molto una ragazza, la beata Chiara Luce Badano: anche lei ha avuto vent’anni fa un tumore e purtroppo vent’anni fa non c’erano ancora i mezzi adeguati per curare. Lei è morta, però ha saputo vivere questa esperienza in modo così luminoso e solare, abbandonandosi alla volontà del Signore, che per me è un grande esempio. Voglio imparare a seguirla, a fare quello che lei è riuscita a fare nonostante la malattia. La malattia non è stato un modo per allontanarsi dal Signore, ma per avvicinarsi a Lui e al Suo grande amore. La sera, quando magari sto male e ho tutti i miei problemi dati dalle terapie, il pensiero che è accanto a me, che c’è Lui ogni giorno, che ci guida sulla nostra strada, sul nostro cammino, passo dopo passo insieme alla Madonna, la nostra mamma, il pensiero che Lui è accanto a me, che mi starà sicuramente coccolando, mi fa venire un sorriso e mi aiuta a stare meglio...».
Anche Giulia ha avuto momenti difficili, momenti di tenebra e scoraggiamento, momenti in cui ha gridato a Dio la sua rabbia e le sue domande: «Continuavo a dire ai miei genitori: ma Dio dov’è? Adesso che sto malissimo, ho addosso di tutto, Dio dov’è? Lui che dice che posso pregare, può fare grandi miracoli, può alleviare tutti i dolori perché non me li leva? Dov’è?».
In uno di questi momenti, a Padova, dove Giulia era andata per la radioterapia, è passata nella basilica di Sant’Antonio. Lì ha posato la mano sulla tomba del Santo ed è cambiato tutto. Scrive: «Sono entrata arrabbiata, in lacrime, proprio in uno stato pietoso; sono uscita dalla basilica con il sorriso, con la gioia che Dio non mi ha mai abbandonata. Ero talmente disturbata dal dolore che non riuscivo a sentirLo vicino, ma in realtà penso che Lui mi stesse stringendo fortissimo. Quasi non ce la faceva più...».
E Giulia lascia anche un incoraggiamento per i suoi coetanei, un testamento per tanti ragazzi, perché facciano diventare la loro vita una testimonianza di gioia e fede. Ecco le sue parole: «La prima cosa da guarire è dentro, è il cuore... ogni giorno le mie sofferenze e anche le mie gioie le affido tutte al Signore, perché so che lì sono nelle mani giuste e le offro per tante persone. Un giorno le offro per le persone che stanno con me, un altro giorno per tutti i non credenti, perché tutti abbiamo bisogno di preghiere, di sostegno. Ognuno ha un Dio, Dio c’è per tutti. Potete farlo anche voi, ragazzi! Offrite le vostre giornate a tanti altri ragazzi che soffrono perché non hanno la fede, hanno un grande vuoto. Dio ci dà questa grandissima forza: potete costruire grattacieli, scalare le montagne. Molti ragazzi, ne conosco tanti anch’io, pensano che non andare più a Messa sia un modo per essere più grandi, che andare a Messa sia una barba. Pensano di essere autonomi, di non avere più bisogno di Dio. No, no. State facendo una caccia al tesoro senza il tesoro... Ma come, lui ci mette un tappeto rosso sotto i piedi e ci guida, ci tratta come delle star, e noi poi lo snobbiamo? Questi ragazzi non sanno quello che si perdono: il fatto che Gesù ci ospita nella sua casa, ogni domenica. AndarLo a trovare, a riceverLo nel nostro corpo attraverso l’Eucarestia, è proprio una cosa speciale per me. Si stanno perdendo veramente tanto...».
La storia di Giulia è un inno coraggioso alla vita, una splendida luce che ci indica la strada per difenderla e amarla anche nella sofferenza e nelle difficoltà.
Grazie Giulia di tutto cuore perché ci offri un altro ‘gancio’ cui aggrapparci per amare la vita. Come dice tuo fratello Davide: «Chi si dispera è perché non ha conosciuto Giulia».
Gianpaolo Squizzato
Fonte: articolo pubblicato sulla rivista Notizie ProVita di aprile 2016, pp. 6-7