Fin dal momento della fecondazione siamo di fronte a una nuova vita: piccola, indifesa, bisognosa di tutto... eppure: «Questa è una persona». E una persona che ha diritto al fondamentale dei diritti, quello alla vita.
Sappiamo tuttavia che il grembo materno si rivela purtroppo essere uno dei luoghi più pericolosi al mondo: nella “civile” Italia ogni cinque minuti un bambino viene abortito. Se poi il bambino in questione presenta anche una malattia o delle malformazioni, la probabilità che non riesca a vedere la luce sono ancora maggiori (per la sindrome di Down si parla del 60% di bambini che vengono uccisi).
L’aborto è destinato a essere ricordato come il genocidio peggiore della storia, del quale tutti noi pagheremo il prezzo in termini morali, sociali ed economici.
Dietro alla scelta di abortire spesso ci sono una scarsa responsabilità personale (della madre, o del padre, o di entrambi), una difficoltà nell’accompagnare i genitori a superare le cause che li spingono all’aborto... ma soprattutto tanta disinformazione. Quella disinformazione manipolata che parla di «grumo di cellule», di «prodotto del concepimento», di «frutto dell’errore»... e il potere della neolingua nel dissimulare e rendere fumosi concetti basilari e fondanti della nostra società, lo sappiamo, è molto.
Contro tutto questo, per tenere alta la bandiera della vita e ribadire l’ovvio, ProVita Onlus torna ad affermare con la forza delle immagini, più che delle parole, che il bambino nel grembo materno «è una persona».
Guardatelo. Osservatelo. Provate a dire che non siamo di fronte a una persona senza appellarvi a concetti frivoli come quello della “grandezza”, della “autonomia”, del “saper respirare”...
Redazione
per un’informazione veritiera sulle conseguenze fisiche e psichiche dell’ aborto