Il Congresso mondiale delle famiglie (WFC, World Families Congress) si è aperto nel Palazzo della Repubblica, nel cuore di Chisinau, con l’intervento del Presidente della Repubblica di Moldavia, Igor Dodon, il quale ha salutato i partecipanti e ha ribadito la sua volontà di mettere la famiglia naturale al centro delle politiche della Repubblica Moldava, e che a tal fine si vanno elaborando e concretizzando piani strategici idonei.
In seguito, è intervenuto il metropolita ortodosso Vladimir (nella foto in evidenza, con Toni Brandi), il quale ha ricordato come la famiglia sia la cellula primaria non solo della società, ma anche della Chiesa. Senza di essa tutto cade. La famiglia e il matrimonio costruiscono la chiesa.
Il presidente del WFC, Brian Brown, ha dato ufficialmente il via ai lavori del dodicesimo Congresso e ha ringraziato in particolare il Presidente Dodon per il suo impegno e il suo coraggio nel promuovere le istanze della famiglia naturale. Brown ha poi annunciato e letto davanti all’assemblea la lettera di saluti inviata dall’Italia dal vicepresidente del consiglio e ministro degli interni Matteo Salvini: «Cari amici, cari sostenitori della famiglia naturale, in occasione del XII Congresso mondiale delle famiglie, sono lieto di esprimervi i miei migliori auguri e di congratularmi con voi per le importanti attività che conducete a difesa della famiglia naturale, che è la base della società nella quale noi crediamo. In questi tempi di aggressione distruttiva e irrazionale ai valori fondanti delle nostre culture, i vostri sforzi per proteggere la famiglia naturale sono un elemento vitale per la sopravvivenza e lo sviluppo dell’umanità, sono estremamente necessari e da apprezzare. Augurandovi un incontro produttivo e fruttuoso, vi porgo i miei migliori saluti».
Durante la cerimonia inaugurale hanno preso la parola anche l’Arciprete Dmitriy Smirnov, rappresentante del Patriarca Kirill, Olga Epifanova, deputata della Duma della Federazione Russa, Levan Vasadze, delegato georgiano al Congresso. Hanno ricordato quanto sia importante che i movimenti pro-family si impegnino non tanto nella demolizione delle posizioni avverse, figlie della cultura libertaria e radicale ormai in declino, ma nella proposta di una nuova visione organica della società, incentrata sulla famiglia più che sull’individuo. Sono intervenuti anche il principe Louis de Bourbon, Ignacio Arsuaga, fondatore di CitizenGo, e Elena Mizulina, rappresentante del Consiglio Federale russo.
Nel pomeriggio si sono svolte le sessioni tematiche, le quali hanno affrontato diversi temi bioetici e di attualità: la vita umana al suo inizio e al suo fine, il legame tra demografia ed economia, l’ideologia gender, le strategie sociali e politiche per promuovere la cultura pro family, il ruolo educativo primario della famiglia, la comunicazione pro life e pro family attraverso i nuovi media. Durante la sessione sulla vita umana sono intervenuti Toni Brandi, presidente di Pro Vita onlus, il quale ha smascherato i “dogmi” (in realtà “miti”) della cultura abortista (dal “sul mio corpo decido io” alla presunta ammissibilità dell’aborto almeno in casi limite), e chi scrive, portavoce di ProVita, il quale ha smontato l’obiezione che forse più di tutte viene ripetuta da parte abortista, e che cioè la legalizzazione dell’aborto sarebbe un “minor male”, in quanto il divieto eliminerebbe gli aborti in “clandestini”, più pericolosi per la salute materna: i dati che ha illustrato dimostrano che l’aborto legale non serve a eliminare l’aborto clandestino , né a ridurre la mortalità materna, né a garantire la salute delle donne.
Alessandro Fiore