Con la risoluzione 47/237 del 20 settembre 1993, l’ONU ha fissato per il 15 maggio la celebrazione della Giornata Internazionale della Famiglia.
Una festa, questa, che negli anni è diventata un appuntamento sempre più carico di significati sociali e politici.
Quale famiglia celebriamo oggi? L’unica famiglia possibile, ossia quella fondata sulla feconda e potenzialmente fertile unione tra un uomo e una donna. La famiglia che costituisce il nucleo della società: è il nido dove viene generata la vita, dove vengono educate le future generazioni, dove si trova una stabilità affettiva e relazionale e dove si può essere accolti e supportati nel momento del bisogno.
La famiglia oggi è sempre più sotto attacco e si tenta in tutti modi di sovvertirne la natura, tentando di modificarne la definizione. Si pensi alle separazioni, al divorzio (che dev’essere veloce e indolore... come se fosse cosa possibile), al progressivo aumento delle convivenze e, non da ultimo, alle unioni civili, cioè il ‘ matrimonio gay’.
In molti vorrebbero farci credere che non si può più parlare di famiglia. Il termine andrebbe, sostengono, declinato al plurale, per essere ‘inclusivi’ (‘inclusivi’ potrebbe essere la parola-simbolo del 2016, no?) e non ‘discriminare’ nessuno... e, tanto per non sbagliarsi, l’ONU parla infatti di “Giornata Internazionale delle Famiglie“.
Siccome però la sostanza delle cose non cambia, anche se tentano di cambiare i nomi e le declinazioni, la famiglia è e resterà sempre solo una, quella naturale. Le altre sono comunità, gruppi e – qualche volta – ‘ammucchiate’.
E così, per celebrare oggi la Giornata Internazionale della Famiglia, prendiamo in prestito alcune frasi di G.K. Chesterton, scrittore geniale per profondità e umorismo.
“La famiglia è il test della libertà, perché è l’unica cosa che l’uomo libero fa da sé e per sé” (da Fancies versus fads).
“L’avventura suprema è nascere. Così noi entriamo all’improvviso in una trappola splendida e allarmante. Così noi vediamo qualcosa che non abbiamo mai sognato prima. Nostro padre e nostra madre stanno acquattati in attesa e balzano su di noi, come briganti da un cespuglio. Nostro zio è una sorpresa. Nostra zia, secondo la bella espressione corrente, è come un fulmine a ciel sereno. Quando entriamo nella famiglia, con l’atto di nascita, entriamo in un mondo imprevedibile, un mondo che ha le sue strane leggi, un mondo che potrebbe fare a meno di noi, un mondo che non abbiamo creato. In altre parole, quando entriamo in una famiglia, entriamo in una favola” (da Eretici).
E, infine: “Il matrimonio [tra uomo e donna, ndR] è un duello all’ultimo sangue che nessun uomo d’onore dovrebbe declinare” (da Le avventure di un uomo vivo).
Redazione
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