In questo mondo alla rovescia, dove la democrazia vale solo se il popolo appoggia l’oligarchia che di fatto è saldamente attaccata alle poltrone, non sorprende la crisi istituzionale che ha attraversato il Comune di Padova.
Il Sindaco Massimo Bitonci – democraticamente eletto dal popolo – è stato costretto alle dimissioni circa un mese fa dalla crisi di Governo causata da un paio di Assessori di Forza Italia (partito che continua a mostrarsi intimamente diviso in una parte sana e una parte pessimamente incline a servire il potere di quell’oligarchia di cui dicevamo all’inizio).
Al di là dei dissidi contingenti e locali, c’è da dire che Bitonci si è macchiato di una grave colpa agli occhi della suddetta oligarchia che ci tiranneggia: ha sollevato coraggiosamente e coerentemente obiezione di coscienza alle unioni civili.
E di fronte alla legge Cirinnà – se ricordate bene – quando tutti dicevano che «No, le unioni civili non sono come il matrimonio gay...», Bitonci ha ritenuto, di nuovo con coerenza, dovessero essere celebrate diversamente.
Ebbene: il commissario prefettizio Michele Penta, che ha sostituito il Sindaco dimissionario, ha annullato di fatto le diverse regole alla celebrazione delle unioni civili poste dall’ex sindaco. Con una sua delibera permette alle coppie omosessuali di unirsi civilmente il sabato e nelle sale di Palazzo Moroni (mentre prima erano stati destinati alcuni giorni infrasettimanali alle celebrazioni, negli uffici dell’anagrafe).
Questo avviene in quasi tutti gli altri Comuni e – aldilà della questione politica padovana -vorremmo fosse ben chiaro a tutti quei “cattolici adulti” che hanno detto che «No, le unioni civili non sono come il matrimonio gay...».
Redazione
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