15/04/2013

A Roma una festa vera. La festa di Lucy

Per molti di noi, per il nostro mondo prolife, Gianna Jessen è nome noto.  E’ la bambina di Dio come si definisce lei stessa quando parla della sua miracolosa esistenza. Talmente straordinaria e miracolosa da farne un film sulla sua vicenda: October Baby. Il film racconta appunto la sua storia. Storia di una bimba che al settimo mese volevano i genitori farla nascere morta. Ma si salvò Gianna Jessen.  Si salvò perché a dispetto e sorpresa di tutti nacque prima. Prima dell’arrivo del medico e prima del sale che le sarebbe dovuto arrivare per bruciarla. Si salvò la Jessen, nacque paralitica, ma si salvò. Nacque. Nacque settimina ma oggi corre le maratone.  E’ allora, non stancano mai le storie alla Jessen, storie della forza della vita. Toccante La sua intervista sul mensile Acqua e sapone. Una Madre Teresa di Calcutta che fa cambiare idea a migliaia di donne. Storia positiva. Una fiaba quella di Gianna Jessen che fa bene al cuore come fa bene al cuore leggere sul Corriere la notizia del bacio della piccola Rebecca nata durante il coma della madre Ivana, come fa bene sapere che la figlia di Socci, Chiara è uscita dal coma e inizia a muovere le labbra e come infine fa bene divulgare ai nostri lettori la storia di Gianluca Anna e Lucy. Una storia forte, forgiato nella prova della fede e temprato nel coraggio e nell’amore per Lucy. Lucy alla quale viene diagnosticata una grave malformazione. Una malformazione che Gianluca e d Anna accettano con sofferenza.  Non la portano in clinica, loro Lucy. Non le fanno iniettare il sale. Ma la attendono, l’aspettano, la salvano perché l’amano. E si arricchiscono. Arricchiscono tutti Gianluca ed Anna.  Una gioia dirompente in una chiesa di periferia. Festeggiano la forza della vita. Vita che vince sempre.  Vita che infonde coraggio. Come quello che ha certamente don Fabio Pieroni.  Sempre più difficile trovare sacerdoti disposti ad aprire le porte e parlare di vita. Presso San Bernardo di Chiaravalle, una chiesa di periferia, una chiesa nella Roma difficile, don Fabio, Gianluca ed Anna rievocano la storia di una battaglia vinta. Divino segno con l’innamorato della Vergine Bernardo, autore del De Laude Novae Militiae.  Non sono potuto andare alla festa. Me ne dispaccio. Non ero in città. Ma ho acceso una candela io e mia moglie e mia figlia Chiara per Gianluca Anna e Lucy. E don Pieroni e anche a San Bernardo. L’innamorato di Maria. Colei che per prima ha detto di sì alla vita.  E allora, allora in questo tramonto di fine serata, penso a quanta arroganza vedere e leggere che i più deboli non hanno diritto a vivere e che le madri prima durante e dopo l’atto non ne sentano rimorso o sofferenza.  Mi torna alla mente una certa scrittrice di nome Chiara, cito solo il nome – ché non voglio farle pubblicità neppure indiretta – che la scorsa settimana ha dichiarato  sui giornali che contano che sarebbe una fandonia ed una falsità la tesi che l’aborto provocherebbe stress e vergogna nelle donne.  Una fandonia verrebbe da dire come quella di Auschwitz . Ma certo Chiara. E’ come scrivi tu. Ma Dio non voglia e stanne pur certa che quando arriverà  anche per te il dolce evento, tu non scambi l’accoglienza del bimbo per usurpazione o peggio per arroganza. Mi giova pensare che ormai così pensate e scrivete in poche, poche post-femministe transumane che l’amore vero, quello aperto alla vita, quello fatto di sacrifici e progettualità non l’hanno mai provato  non come quelle ragazze invece  cui basterebbero solo 100 euro per tenerlo loro sì il figlio stante a leggere l’appello di Paola Bonzi che su Avvenire denuncia che alla Mangiagalli di Milano non potranno più salvare centinaia di ragazze. Non ci sono più soldi, Chiara. Tu li farai invece i soldi. Hai già belle recensioni su Repubblica e il Corriere, loro no, più niente. Gran brutto segno.  Ma tu Chiara in che mondo vivi ?

di Antonello Cavallotto

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