Mamma+Mamma è un film autobiografico della regista Karole Di Tommaso, con cui racconta l’esperienza della fecondazione artificiale vissuta insieme alla sua “fidanzata” Alice.
Ovviamente il percorso affrontato dalle due protagoniste, affidato all’interpretazione delle attrici Linda Caridi e Maria Roveran, viene descritto come se si trattasse di un atto eroico compiuto da due intrepide “donne modello” che sarebbero arrivate a trasformare la loro casa in un B&B pur di permettersi la pratica della fecondazione artificiale a Barcellona. Tutto ciò avendo chiaramente cura di omettere l’aspetto principale della questione: la deliberata deprivazione della figura paterna nei confronti del figlio che si descrive come tanto desiderato ma ben poco rispettato in quelli che sono i suoi diritti più elementari.
Ma ciò che colpisce, nella trama, non è solo che si consideri scontato che un bambino possa nascere orfano di padre, alla stregua di un dettaglio insignificante come avere gli occhi azzurri o castani, bensì, soprattutto, l’evidente volontà di denigrare la figura maschile: ciò emerge in modo lampante dal personaggio di Andrea (Andrea Tagliaferri), ex di Alice, che mal sopporta la scelta delle due donne di avere un figlio a tutti i costi e che viene descritto come ingombrante, inaffidabile e infantile.
«Ci concentriamo sulla sfera intima, evidenziando che nessuno si può permettere di dire a un altro cosa è giusto e cosa non lo è in materia d’amore»: questo è il messaggio che il film vuole lanciare, come ha specificato la regista.
Eppure, nemmeno tra gli omosessuali la cosiddetta “rivendicazione dei diritti” a tutti i costi va data per scontata. Molti di loro, oltre ad avere un pensiero completamente divergente rispetto ai diktat del mondo Lgbt, non esitano a esprimerlo in pubblico. Prendiamo ad esempio, Philippe Arino, autore di L’homosexualité en vérité, che in più occasioni ha sottolineato l’impossibilità di mettere sullo stesso piano la famiglia naturale e le coppie omosessuali. Ne ha spiegato le motivazioni in una delle tante interviste rilasciate, in cui sottolinea che:
«È in nome della realtà e della verità, della libertà e del rispetto per le persone omosessuali, che io, omosessuale, sono contro il matrimonio gay. Noi siamo diversi, abbiamo desideri distinti [...]. Non è fatto per noi il modello “padre-madre-figlio”. Non è per noi quel tipo di coppia». Insomma, a differenza della visione ideologica proposta dal film in questione, che volutamente omette i dettagli più discutibili legati al love is love, le parole di Arino dimostrano che “l’orgoglio gay” non ha motivo di esistere.
Manuela Antonacci