Quest’anno, mentre visitavo l’Oregon Adolescent Sexuality Conference (Convegno sulla Sessualità Adolescenziale dell’Oregon) una delle prime cose che ho notato è stato uno stand, tenuto da tre giovani.
Sul banco vi era un collage in cui erano ritratte delle immagini esplicite di organi genitali femminili, ovviamente pornografiche e, dettaglio interessante, illegali in quel contesto.
Era inoltre mostrato il disegno di una bambina munita di una coda di porco, in sella ad un triciclo sopra cui campeggiava la scritta “vagina” e quello di un’altra pargola, in piedi accanto ad una rosa, con una lavagnetta proprio sotto di lei in cui era scritto a sua volta “vagina”.
I ragazzi sorridevano nervosamente mentre orde di pre-adolescenti, arrivati qui per qualcosa descritto come una gita scolastica, passavano davanti al banco.
Planned Parenthood era nel Comitato organizzativo dell’evento e lo stand era stato creato dalla YEPSA (Gioventù per l’Educazione e la Prevenzione dalla Violenza sessuale), una supposta organizzazione giovanile fondata ad Eugene, Oregon. Per essere uno stand volto a scongiurare e prevenire la violenza sessuale, posso solo immaginare cosa stessero pensando i tre ragazzi che tenevano un bancone contenente un collage in cui erano mostrati organi genitali femminili insieme a ragazzine con code di maiale, che ci rammentano del fatto che “chiunque può venirci dentro”.
Con questo interrogativo in testa, ho cercato e trovato su Internet i gruppi impegnati in questa “performance”: il primo di questi era il “The Vagina Monologues” (i monologhi delle Vagina). Gli studenti affermavano di aver appena completato un tour teatrale da loro scritto, riguardante le disavventure di una donna transgender.
Il giorno seguente mi ha trovato piuttosto riluttante nell’assistere al workshop gestito dalla YEPSA, intitolato “Tu dici porno, io dico porno!”La descrizione del programma nemmeno si avvicinava alla cruda realtà della sessione. “Fare porno non fare porno, questa è la domanda. La YEPSA condurrà le masse attraverso l’eccitante mondo della pornografia.”
La sessione era tenuta in un’ampia aula, piena di adulti e ragazzi. Questa cominciò con la pubblicità di un video porno softcore.
Una decina di “facilitatori” sono poi spuntati di fronte all’aula e si sono presentati, spiegando le loro “preferenze” secondo la teoria enfatizzata più volte durante il convegno, ovvero che il genere sia mutevole e stia soltanto alla persona interessata determinarlo, in base alla sensazione del momento. In altri termini, la biologia non avrebbe nulla a che fare con il genere.
Un adolescente ci attendeva a pranzo il primo giorno vestito come una donna, completa di parrucca, perle e vestito. Poi ha messo da parte il travestimento e la volta dopo in cui l’ho visto appariva di nuovo nelle vesti di ragazzo. Un altro giovane era stato “decorato” con dei glitter sulla faccia e parlava in falsetto.
Per l’occasione erano anche stati preparati dei bagni “unisex”, utilizzabili da chiunque ne avesse voglia. (Vi erano comunque anche dei bagni separati, per chi proprio non avesse “digerito” la cosa).
Tornando al workshop di cui sopra, i facilitatori chiesero ad ognuno nell’aula di lavorare ad una definizione di gruppo di “porno”, finché affermarono che era impossibile dare una definizione univoca di “porno”.
Dopo di che, l’aula fu divisa in gruppi; i giovani facilitatori andavano di gruppo in gruppo, individualmente o a due per volta, parlando dei differenti aspetti del porno ai gruppi misti di ragazzi e adulti.
Una delle giovani facilitatrici era particolarmente svestita, ombelico di fuori e una minigonna particolarmente “mini”.
Molte delle risposte a quesiti posti dai teenagers sul sesso e sulla pornografia provenivano dai due maschi adulti più vecchi del nostro gruppo.
Uno di essi aveva illustrato ai ragazzi un social network in cui era possibile postare foto solo per qualche secondo, o per il tempo ritenuto opportuno, dopodiché esse sarebbero sparite (pare). Una delle giovani facilitatrici chiese se fosse giusto, per una ragazza, mandare ai compagni foto che la ritraessero nuda; e gli adulti si trovavano generalmente d’accordo, solo con qualche esitazione sul fatto che ciò fosse possibile per studenti di scuola media. Taluni apparivano palesemente a disagio, mentre altri sembravano trovarsi nel loro habitat ideale.
Ecco, questo è soltanto uno stralcio del “programma” che Planned Parenthood ha per i nostri ragazzi (lo si può verificare su www.stopp.org).
“L’esperto di educazione sessuale” Brad Victor, del Dipartimento dell’Educazione dell’Oregon, vanta il fatto che l’Oregon abbia le leggi più moderne riguardo l’educazione sessuale di tutta la Federazione. L’idea è che anche altri Stati ne seguano l’esempio; molti, del resto, sono già profondamente influenzati dal programma di educazione sessuale di Planned Parenthood, e quelli che non vi sono ancora rimasti invischiati vengono etichettati come arretrati.
Traduzione con adattamenti di Lorenzo Roselli
Clicca qui per leggere l’articolo originale pubblicato da LifeNews in lingua inglese
di Rita Diller