Ci sembrava di aver detto tutto quello che c’era da dire, a proposito della Clinton e della sua palese posizione pro aborto per tutti i nove mesi della gravidanza.
Chi ha voluto vedere, ha visto; chi ha voluto sentire, ha sentito.
Vogliamo però, tornare sull’argomento ancora una volta, perché ancora c’è chi non sa che è sempre legale l’aborto, per la legge federale americana, per tutti i nove mesi di gravidanza.
Ma prima una notizia: voi che leggete, cari amici, e noi che scriviamo finanziamo la Clinton e la sua fondazione, tramite il Ministero dell’Ambiente che dona (con i soldi nostri) da 100.000 a 250.000 dollari alla candidata abortista e omosessualista che ben conosciamo.
È scritto chiaro chiaro sul sito della Fondazione. CitizenGo ha iniziato una raccolta firme per chiedere conto e ragione al Ministero. E certamente i nostri soldi potrebbero essere dati in beneficenza a ben altre emergenze e istituzioni.
E comunque la Clinton sarà – forse – tanto attenta all’ambiente, ma è decisamente poco attenta al rispetto della vita umana e della salute delle donne.
La maggior parte delle persone ignora, o fa finta di ignorare, che la Corte Suprema ha legalizzato l’aborto non solo con la sentenza Roe v. Wade, ma anche con quella Doe v. Bolton nel 1973: l’aborto è diventato legale per qualsiasi motivo, in qualsiasi momento della gravidanza, in tutti i 50 Stati.
La Corte ha posto il solito cavillo della “salute” della donna. E poiché per “salute” si intende il benessere non solo fisico, ma anche emotivo della persona, grazie a questo escamotage cadono sotto i colpi delle sentenze le leggi degli Stati che tentano di limitare l’aborto. Persino quelle che vietano di ucciderlo dopo che la vitalità del bambino è tale che può vivere al di fuori del grembo materno.
A causa delle sentenze Roe e Doe gli Stati Uniti sono uno dei quattro Paesi (insieme con la Corea del Nord, la Cina e il Canada) che permettono l’aborto per qualsiasi motivo, sempre.
Che la tecnica sia il partial birth-abortion, o la D&E, o l’iniezione di potassio nel cuore del piccolo, poco importa.
Nel 1996, una sentenza della Corte d’appello federale ha annullato la legge dell’Ohio e i giudici della Corte Suprema hanno rifiutato di giudicare il ricorso dello Stato. Nel 2013, la Corte d’Appello del 9° Circuito degli Stati Uniti ha annullato il limite di cinque mesi di gravidanza posto da una legge dell’Arizona, e anche in questo caso il ricorso dello Stato, nel 2014, è stato respinto. Stessa sorte è accaduta a una legge dell’Idhao e in tanti altri casi.
Nel 2013, in Indiana, una donna ha ottenuto un medicinale abortivo che le ha fatto partorire un bambino vivo a sei mesi di gravidanza. La Corte d’Appello dello Stato non ha messo in discussione il suo diritto di abortire, neanche in quel caso.
In pratica, quindi, le leggi che pongono limiti all’aborto a livello di Stati federati vigono finché non vengono impugnate davanti ai giudici federali.
Gli ultimi dati mostrano che circa l’1,3% del milione di aborti annuali, circa 13.000 aborti in un anno, sono stati fatti dopo la 21ª settimana di gravidanza. E vengono uccisi non solo bambini che hanno un qualche problema di salute, ma anche bambini perfettamente sani.
Uno studio pubblicato per il Guttmacher Institute ammette che i motivi principali che inducono all’aborto tardivo sono le questioni finanziarie e le preoccupazioni per l’interferenza del figlio nella vita della madre.
È vero che non sono moltissimi – per fortuna – i medici disposti a eseguire aborti oltre un certo limite di tempo: lo stesso Guttmacher segnala che “solo” il 16% di tutti i fornitori di aborto esegue la procedura da 24 settimane in poi.
E anche in Italia il limite del terzo mese è aggirabile abbastanza facilmente. Anche la nostra legge 194/78 offre il fianco a interpretazioni estensive che consentono l’aborto “terapeutico” anche di bambini perfettamente vitali. Il caso di Rossano Calabro e di Firenze sono la prova provata di quanto ciò sia vero.
Redazione
Fonte: Lifenews.com