Continuano le fake news da parte della lobby dell’aborto internazionale.
Uno dei principali bersagli della propaganda mortifera è il Salvador, dove l’aborto è illegale e dove vi sono politici che si battono coraggiosamente a difesa della vita.
Non è la prima volta che associazioni quali Amnesty International si scagliano con delle vere e proprie menzogne contro il Paese centro-americano con il solo scopo di introdurre una legislazione favorevole alla mattanza di bambini innocenti.
Qualche giorno fa Amnesty ha iniziato a far girare la voce che una donna di 18 anni è stata condannata a 30 anni di carcere per omicidio aggravato a seguito di un aborto avuto per complicazioni ostetriche. Di qui – fanno sapere dall’associazione – la necessità di un cambiamento nell’ordinamento giuridico salvadoregno.
Peccato che nel Paese attualmente la pena massima per l’aborto sia di 8 anni... Ad ogni modo, i giudici di El Salvador rendono noto che nella fattispecie si è trattato di dolo e di omicidio verso il figlio già nato, trovato nella fossa settica dell’abitazione della donna incriminata.
Stando agli inquirenti il piccolo, nato vivo, sarebbe morto per l’esalazione dei gas e delle sostanze tipiche delle fogne. Ecco come si spiega la condanna a 30 anni di galera.
Sara Larín, portavoce dell’associazione Vida SV di El Salvador ha denunciato la manipolazione che associazioni e organismi internazionali continuano ad operare su fatti di cronaca con il solo scopo di introdurre la legalizzazione dell’aborto nel Paese. Ancor più grave è che gli ambasciatori di Regno Unito e Francia abbiano sposato acriticamente le teorie (assolutamente false) di Amnesty International sui loro profili Twitter.
Ma si sa, ogni mezzo è buono pur di fare affari sulla pelle di donne e bambini. E le fake news in questo caso sono ammesse...
Redazione
Fonte: Aci Prensa
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