02/09/2023 di Alessia Battini

Aborto con RU486: per un video-propaganda 3 milioni di visualizzazioni. Ma la verità?

«Accompagnami nel mio primo aborto casalingo»: così Monica, donna di 25 anni residente a Los Angeles, ci introduce alla sua prima esperienza di aborto con RU486. Nel video, pubblicato su Tik Tok e che ha ottenuto oltre 3 milioni di visualizzazioni, ha condiviso «come si è preparata e come ha affrontato un aborto a 9 settimane di gravidanza».

Inizialmente Monica mostra le scorte di farmaci antidolorifici, assorbenti maxi e acqua che si era preparata in anticipo, poi assume la seconda pillola (la prima, il mifepristone, l'aveva presa presso una clinica Parent Parenthood), la prostaglandina che comporterà l’espulsione del bambino.

Quindi, spiega di veder uscire enormi grumi di sangue, ma non li mostra alla telecamera: chissà se ha visto uscire anche il suo bambino...

Poi mostra se stessa in grande agonia: «Sento un dolore fortissimo e mi sono dovuta sdraiare». 

Quando tutto è finito, decide di ordinare qualcosa da mangiare.

La mattina dopo Monica conclude: «Il dolore era insopportabile la scorsa notte, ma l’ho superato e adesso sto bene». Pollici in su e «Byee» con un sorriso stampato in faccia.

Qual è lo scopo di questa pubblicazione?

Stando a quanto dichiarato dalla donna al settimanale News Week durante un’intervista con Alice Gibbs, Monica voleva «creare uno spazio sicuro, dove  le donne potessero condividere le loro esperienze di aborto senza paura di essere giudicate o criticate» e aggiunge che «i media tendono ad ignorare questo tema».

Sul serio? Siamo letteralmente inondati di storie come la sua che fanno propaganda all’aborto, e che  pregiudizialmente e ideologicamente, promuovono il "diritto" della madre di uccidere il proprio figlio non ancora nato.

Un'altra Monica aveva condiviso la sua storia di RU486: per far fronte al dolore atroce è entrata nella vasca da bagno e finalmente ha sentito un allentamento della pressione: ma lì sull'acqua ha visto galleggiare il suo bambino: «Era più piccolo del palmo della mia mano, aveva una testa, mani e gambe, definite dita delle mani e dei piedi. Sono saltata fuori dalla vasca e sono crollata tra le braccia del mio ragazzo».

E come lei Kirsty, Salome, Leslie, Christina, Natalia, Elizabeth e Tami hanno condiviso le loro storie angoscianti, che possono essere guardate sul sito web I Saw My Baby .

 

Inoltre, lo spot della prima Monica, quella a favore della RU486, è radicalmente ingannevole: riduce ore e ore, ma anche giorni e giorni, di crampi, sanguinamenti e agonia, in un video della durata di pochi minuti. Forse è per questo che Gibbs ha pensato di inserire una nota cautelativa nell’articolo: «È importante specificare che le informazioni date nel video si basano sulla sua esperienza personale e non sono indicazioni mediche. Chiunque necessiti di supporto o di pareri inerenti l’aborto è tenuta a consultare un medico professionista». 

Purtroppo, però, il  rischio di complicazioni anche gravi, il dolore atroce, la copiosa emorragia e la dura realtà di un aborto con RU486 sono minimizzati dagli stessi professionisti che si proclamano tutori dei diritti alla salute sessuale e riproduttiva delle donne (chi volesse approfondire, chieda alla Redazione "Aborto dalla parte delle donne", la nostra pubblicazione ricchissima di bibliografia scientifica, tecnicamente inoppugnabile, che spiega davvero i rischi e le conseguenze dell' aborto per la salute della madre).

Sempre Monica ha dichiarato che «non è così spaventoso come vengono indotte a credere molte donne: non sono sole»: beh, certamente in casa si possono invitare anche degli amici per assistere all'evento... 

Nel suo video TikTok pro-aborto, Monica ha anche detto ai pro-life che il suo aborto non li riguarda e non ha nulla a che fare con loro.

È come dire ai non Armeni che non hanno titolo per protestare contro il genocidio operato dai Turchi: l’aborto colpisce tutti, nello stesso modo in cui qualsiasi ingiustizia colpisce tutti e tutti hanno il sacrosanto dovere di denunciare i soprusi sugli innocenti.

E  non si può fare a meno di pensare che in tutta la vicenda il bambino, lui sì, è davvero solo.

Fonte: Liveaction.org
 
 
 
 
 
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