Con 13 voti favorevoli e uno solo contrario il Consiglio d’Europa ha
accolto un reclamo di una Ong internazionale secondo la quale in Italia ci sarebbero troppi medici obiettori di coscienza, con la conseguente violazione del diritto delle donne ad abortire, stabilito dalla legge 194 sull’interruzione volontaria di gravidanza.
Il servizio di Paolo Ondarza:
Sarebbero oltre il 70% i medici obiettori di coscienza, troppi secondo il Consiglio d’Europa che, accogliendo il reclamo dell’organizzazione non governativa International Planned Parenthood Federation European network ha richiamato l’Italia, perché violerebbe i diritti stabiliti dalla Legge 194. In altre parole il diritto delle italiane che vogliono interrompere la gravidanza sarebbe calpestato dal diritto dei medici di rifiutarsi di praticare l’aborto e costringerebbe così – secondo il Consiglio d’Europa – molte donne a spostarsi da una struttura ad un’altra. Il commento di Paola Ricci Sindoni, presidente dell’Associazione “Scienza e Vita”:
R. – C’è una sorta di accanimento contro quello che è un diritto: il diritto dell’obiezione di coscienza. In fondo, è vero che secondo gli orizzonti della Legge 194 la donna ha diritto ad abortire, ma qui c’è un conflitto e anche una compresenza di
diversi diritti. Mi pare che in Europa ci sia una visione antropologica che assolutizza certi diritti piuttosto che altri. Credo che questa, da un punto di vista giuridico, sia una malformazione, cioè una cattiva formazione del valore del diritto che è ugnale per tutti i cittadini. L’obiettore non è quello che non ha voglia di lavorare – come viene percepito da un certo senso comune – ma è una persona che vuole aderire a dei principi personali – quindi ai principi della propria coscienza – che vanno rispettati, così come vanno rispettati gli altri diritti.
D. – Secondo il Consiglio d’Europa, sarebbe aumentato esponenzialmente il numero dei medici obiettori. Dal 58,7 per cento del 2005, sarebbe arrivato ad oltre il 70 per cento nel 2009. Ma si parla anche di cifre più alte. Si racconta poi di come in alcune regioni non ci siano medici non obiettori. Sono questi i dati che voi riscontrate sul territorio nazionale?
R. – Quando partecipo ai convegni, i competenti in materia -quindi gli operatori sanitari, i medici che operano all’interno delle strutture pubbliche – dicono chiaramente che sono delle percentuali molto al di sopra della realtà. Ora, temo – ahimè – che spesso per sostenere la propria visione del mondo, il proprio modello culturale si tenda un po’ ad enfatizzare queste cifre. Sembra, infatti, esagerato pensare che in Calabria ci sia stato un picco tale da costringere le donne a passare da una città all’altra. Questo – ripeto – non è di mia competenza, ma ho sentito chiaramente degli operatori sanitari essere molto perplessi su questi dati.
D. – È verosimile pensare che oggi la domanda di aborto da parte delle donne italiane non trovi risposta sufficiente?
R. – Secondo noi no, non sono veri questi dati. Intanto perché – in generale – c’è un leggero calo del numero degli aborti nel territorio nazionale, e poi perché i consultori – anche quelli previsti dalla 194, quelli appunto che ahimè non prevedono neanche la presenza dell’obiettore di coscienza al proprio interno – si dice che invece funzionino. Ora, delle due la verità è una: o i consultori non funzionano, e allora la donna effettivamente poi si trova in difficoltà, o come si dice, invece, i consultori funzionano e non sono di parte, sono consultori strutturati secondo la normativa della 194.
Allora non sarebbe neanche vero l’assunto secondo il quale la donna è abbandonata.
D. – Questa notizia effettivamente non è una novità, se pensiamo che nei mesi scorsi erano partite delle campagne che miravano ad identificare come buon medico, il medico non obiettore…
R. – Questo è un po’ il clima che si respira, che tende sempre più – ripeto – a marginalizzare e a demonizzare la figura dell’obiettore. Se lei pensa che addirittura i farmacisti cattolici – che dovrebbero avere lo stesso diritto di obiezione a fronte di farmaci chiaramente abortivi – dal momento che nel loro quadro deontologico non è prevista l’obiezione, sono spesso esposti a denunce anche di carattere penale per omissione di soccorso … Questo dà il quadro della difficoltà a veder riconosciuto lo statuto giuridico del diritto dell’obiezione.
Fonte: Radio Vaticana