Il principale candidato democratico alla presidenza degli Stati Uniti, Hillary Clinton, ha offerto la solidarietà sua e dei cittadini americani ai rifugiati: aborto gratis, a carico del bilancio USA.
Se il governo degli Stati Uniti non prende una posizione ufficiale a favore di questa proposta – ha detto la Clinton alla CNN – bisognerà fornire “l’assistenza” di cui molte donne rifugiate hanno bisogno attraverso le ONG e le associazioni “umanitarie”.
Questo è il modo “democratico” per combattere lo stupro usato come strumento di guerra.
In realtà, nell’ordinamento giuridico americano, esiste un “Emendamento Helms”, del 1973, che vieta l’impiego dei fondi pubblici statunitensi per finanziare l’aborto all’estero. Per questo la signora si preoccupa di agire eventualmente attraverso le ONG (e questo spiega anche perché le agenzie ONU, tipo l’UNFPA, siano particolarmente attive nello spargere la morte nel mondo, visto che il Governo USA non può per legge agire in modo diretto).
Gli abortisti, ovviamente hanno accolto con favore la proposta Clinton e hanno invitato l’amministrazione Obama a interpretare la legge del ’73 in modo da aggirare il divieto.
Quanto alle donne stuprate e rimaste incinta, conosciamo bene le tante testimonianze che spiegano come l’aborto non sia affatto la soluzione. Anzi, aggiunge violenza a violenza.
Quanto agli stupri di massa attuati dai gruppi armati durante le guerre civili (tipo quelli che fanno i Boko Haram in Nigeria) uno studio sul Ruanda, pubblicato sul Journal of Social and Political Psychology, dimostra chiaramente che le donne violentate durante il sanguinoso genocidio di 20 anni fa sono state in prevalenza aiutate psicologicamente a superare il trauma subito dalla maternità: il bambino, innocente, è stato per loro una ragione per vivere e ricominciare a sorridere.
Redazione
Fonte: LifeSiteNews