Viviamo in tempi in cui della libertà, della cosiddetta “autodeterminazione” si è fatto un idolo, in nome di una visione dell’uomo auto-distruttiva: l’essere umano totalmente libero e autodeterminato, privo di limiti, si perde nel nulla. Infatti, quello che ci fa “essere” sono i nostri confini che distinguono il nostro io dal resto del mondo e dall’altro. Certamente i confini implicano la nostra finitezza: aneliamo all’Infinito, ma sappiamo che - nonostante i deliri transumanisti - possiamo durare al massimo massimo un centinaio di anni. Allora, o si rivolge uno sguardo "oltre", al trascendente, oppure si finisce nella disperazione.
Si sa: il peccato originale dell’essere umano, l’hybris, è il voler essere come Dio… E a questo consegue un’ipertrofia dell’individuo e dell’ego, fino al punto che i più grandi adoratori della “libertà assoluta” sono anche i più grandi censori della libertà degli altri, di coloro che la pensano diversamente.
Dividono l’umanità in due: quelli come loro, che pensano come loro, e gli altri indegni di esistere: bollati come -isti (negazionisti, fascisti, integralisti, ecc.). In nome della (loro) libertà si invoca la repressione e la censura di ogni dissenso, in perfetto stile sovietico.
Il bello è che pensavamo, con la fine del Novecento, di esserci liberati dalle grandi dittature (almeno in Europa). Invece il relativismo e il nichilismo che le pervadeva hanno infiltrato le nostre (fragili) democrazie che ormai di democratico hanno sempre meno. Leggete Notizie ProVita & Famiglia, il numero di aprile, e avrete modo di riflettere su fatti che provano questa tesi.
Ma non perdiamoci d’animo: innanzi tutto prendiamo coscienza e poi alziamo la voce.
L’impero del pensiero unico dominante si regge sulla menzogna ed è quindi un gigante con i piedi d’argilla destinato a crollare, perché la Verità si impone e vince sempre.
Soprattutto coloro che tra pochi giorni celebrano la Santa Pasqua sanno chi è il Vincitore.
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