«Per ogni donna che pensa che l’aborto sia la scelta migliore, capace di semplificare la propria vita, dico che questo non è vero. La morte non è mai la scelta migliore. La morte è solo oscurità, è la fine di ogni speranza. Solo la vita è possibilità nuova e genera l’amore».
Con queste splendide parole la giornalista Denise McAllister (che vive sotto scorta per le sue opinioni pro life) chiosa la sua testimonianza di vita affidata alle pagine virtuali del web magazine The Federalist (qui e qui) dove, in una sorta di confessione a cuore aperto, racconta il perché del suo attivismo pro-life, ovvero del bivio dolorosissimo davanti al quale si trovò, trentatreenne, sull’orlo del divorzio e con un terzo figlio avuto dall’uomo a causa del quale aveva deciso di lasciare suo marito.
Terrorizzata dall’idea che le venisse tolto l’affidamento dei suoi due bambini, a causa della separazione, pensò di tenere nascosta la gravidanza a suo marito e di tentare la via della riconciliazione ricorrendo all’aborto, in modo da non lasciare traccia dell’ “errore” compiuto. Fu così che si ritrovò nella sala d’aspetto di una clinica Planned Parenthood, in attesa di abortire, ma non resistette a lungo. Una presa di coscienza improvvisa le fece vedere con chiarezza ciò che stava per fare: capì che con il sacrificio del suo bambino stava tentando di riparare ciò che invece era stata lei stessa a distruggere e stava permettendo che il sangue della creatura che aveva in grembo lavasse via i suoi errori, pagandone le conseguenze in prima persona con la sua vita, come afferma con decisione nel suo racconto accorato.
Così scappò via dalla clinica, scegliendo di portare avanti la gravidanza, nonostante le mille difficoltà economiche e il forte senso di solitudine, vivendo notti insonni nelle quali il futuro sembrava più incerto e buio che mai. Un futuro che invece, contro ogni previsione, si rivelò radioso, regalandole una splendida bambina dai folti capelli neri che, ogni anno, nel giorno della festa della mamma, la ringrazia di averla messa al mondo con biglietti di auguri pieni d’amore.
McAllister sottolinea, nel descrivere senza veli quel suo periodo altalenante tra gioia e disperazione, che la decisione più coraggiosa che una donna possa compiere non è abortire ma scegliere la vita sempre e comunque. «Le donne che abortiscono i loro figli lo fanno perché dicono che vogliono una vita migliore. Ma non è una vita migliore che vogliono: è più facile. È una vita senza lotta, senza le conseguenze delle scelte già fatte. È più semplice. Ma non è meglio. Non è mai meglio. La morte non è mai meglio».
Aiutata da una comunità cristiana e dal padre di sua figlia, riuscì a crescere serenamente i suoi bambini e a dare loro tutto ciò di cui avevano bisogno, soprattutto una madre serena e in pace con se stessa.
Per questo, ripensando alla sua esperienza e mettendo sul piatto della bilancia le apparenti rinunce e il vero dono ricevuto, conclude la sua storia affermando senza esitazione: «La morte non dice parole d’amore. C’è solo silenzio. La vita canta di grazia. Ed è davvero sorprendente».
Manuela Antonacci