In questi giorni diversi sono stati i messaggi di solidarietà giunti in difesa della campagna di affissioni promossa da Pro Vita & Famiglia in occasione della Giornata internazionale della donna, in cui si richiamava alla difesa del primo e più importante diritto delle donne, quello alla vita. Dopo la rimozione forzata delle affissioni, a Roma, ordinata dall’ Assessore alle Pari Opportunità Monica Lucarelli, i collettivi femministi hanno pensato bene di vandalizzare, più di una volta, anche la sede romana di Pro Vita & Famiglia. In difesa della libertà di parola dei prolife è sceso in campo anche don Maurizio Patriciello.
Don Maurizio, cosa pensa delle immagini delle affissioni, poi rimosse dal Comune di Roma?
«E’ un bellissimo messaggio di speranza, non capisco di cosa abbia paura il Campidoglio. Peraltro l’aborto selettivo è una realtà, quindi per la festa di tutte le donne, non possiamo che ribadire che il diritto di tutte le donne è in primis quello di poter nascere. Le femministe avrebbero dovuto piuttosto inviare fiori a chi ha ideato quel manifesto. Le loro sono reazioni davvero inconcepibili e fuori luogo, prepotenti e mafiose»
Si riferisce ad un tentativo violento di imbavagliamento?
«Certo e le spiego perché. Ad Arzano, in provincia di Napoli, ci sono due clan molto feroci che si stanno facendo la guerra da diversi mesi e c’è un comandante dei vigili urbani, Biagio Chiariello, che sta facendo il suo lavoro in modo egregio, tant’è che comincia ad entrare seriamente nel mirino di chi vorrebbe impedirgli di fare il suo dovere. Infatti, qualche giorno fa ha trovato, entrando nel suo ufficio, un manifesto funebre che annunciava la sua morte per il giorno 10, cioè oggi. Si tratta di un gesto chiaramente minatorio. In questo momento mi sto recando da lui per dargli la mia solidarietà. Tuttavia quello che ha subito la sede di ProVita non è molto diverso: sebbene viviamo in un regime di libertà, garantito dalla nostra Costituzione, c’è chi vorrebbe mettere il bavaglio a chi la pensa diversamente. La cosa più grave è che in questo caso dà fastidio il semplice fatto di ricordare che la vita nel grembo materno è vita, tant’è che abbiamo attraversato tutti quella fase prima di venire al mondo. Una verità pura e semplice ma che per alcuni dev’essere taciuta e basta. Evidentemente la coscienza reclama quello che è suo, indipendentemente dai nostri tentativi di silenziarla. Le frasi volgari con cui le femministe hanno imbrattato la facciata della sede, dimostrano che la presenza dei prolife è fortemente avvertita e fa paura perché parla alle coscienze».