19/02/2016

Aborto e “dialogo”, per scardinare i valori e i principi

A proposito di  “dialogo” e  di aborto, ci arriva dal Cile questa accorata lettera di due studenti cattolici: lei studia Pedagogia nella Religione Cattolica, lui Diritto.

Meritano di essere ascoltati e chiedono la nostra solidarietà, che certamente non possiamo negar loro, visto che stanno attraversando un’esperienza che qui è passata e ha prodotto i suoi frutti avvelenati.

Negli ultimi anni, la nostra Pontificia Università Cattolica del Cile – in quanto istituzione Cattolica – è stata attivamente coinvolta nel dibattito sull’aborto, mantenendo una posizione radicata nei suoi principi e nella sua missione, che consiste nel consacrarsi senza riserve alla causa della Verità (Ex Corde Ecclesiae). Troviamo francamente strano il fatto che oggi la Federazione degli Studenti sembri così sorpresa di certi principi e richieda più occasioni di dibattito su di essi e su quelli democratici, cosa alquanto difficile quando l’oggetto del contendere è l’aborto.

Il vero obiettivo è in realtà quello di mettere in discussione i principi rivelati nel Vangelo attraverso il “dialogo”.

Il motore ideologico dietro tale “dialogo” è presente nelle teorie del Potere, proposte da autori come Michel Foucault, Ernesto Laclau e Felix Guattari. Tutte tesi concepite e volte alla sovversione e sostituzione delle forme di gerarchia verticale con forme orizzontali. Tutto ciò spiega il fine politico di queste teorie: la diminuzione del rispetto verso l’autorità, gli insegnanti, e – forse il caso più serio – contro i genitori, sapendo che attaccando ulteriormente e distruggendo la famiglia – il fulcro vitale colpito dall’aborto – si posseggono le chiavi per disarmare intere nazioni.

Ciò significa che il rifiuto dell’autorità verticale, per esempio quella rappresentata dal Rettore, tenendo conto del suo impegno per una fermezza inamovibile a favore della vita.

[Questo attacco all’autorità, in Europa e nell’America del Nord, è stato sferrato dal ’68 in qua, e stiamo abbondantemente sorbendo i suoi frutti amari, N.d.R]

Un’attitudine questa intollerabile per i leader attuali, sostenitori del principio di “orizzontalità”, in cui a prevalere sono le “assemblee”, il “collettivo” e tutti i tipi di gruppi “auto-sufficienti” nel “dialogo costruttivo e democratico”, il che conduce ad una forma molecolare di governo in sostituzione di quello sostenuto nell’autorità verticale, dimenticando che la Università Cattolica è stata fondata dalla Chiesa Cattolica e che pertanto fedelmente aderisce alla “missione di annunciare la Verità rivelata” (Canone 815), ignorando – così facendo – il legittimo diritto che la Università Cattolica a tutelarsi di fronte ad “atti miranti a rendere o diffondere attività di disturbo per l’università e che sono in contrasto con i principi della Chiesa e l’Università” (Statuti generali UC, Art.10).

Pontificia Università Cattolica del Cile_aborto
La Pontificia Università cattolica del Cile

Si rivela così che il tanto propagandato “dialogo” è in realtà una categoria politologica, che ha il fine di codificare l’eliminazione dell’autorità verticale. Tuttavia, il fatto è che questa esigenza di “dialogo” non esiste al di fuori della mente di cricche ideologizzate: davvero crediamo che i nostri lavoratori abbiano la priorità di “dialogo” con riguardo ai principi fondanti dell’istituzione che ci ospita? Condizioni di lavoro dignitose e salari equi sono probabilmente il tema sul quale sarebbe stato meglio impostare un dialogo senza letture ideologiche. Analogamente a quanto accade tra corpo docente e studenti, nell’ambito delle rispettive giurisdizioni e competenze.

Non sorprende, perciò, l’insistenza sulla necessità di un “dialogo”, che in realtà copre gli altri obiettivi, data l’identificazione dell’attuale Federazione con correnti filosofiche materialiste e che esaltano la “prassi”, per le quali non esiste verità alcuna, né alcun bene reale da difendere adesso che i valori morali sono bollati come pregiudizi borghesi o come “l’oppressione del patriarcato”. Se a tutto questo aggiungiamo che una parte di costoro ama ancora identificarsi con leaders che – nel corso della Storia – non sono stati minimamente violenti, possiamo notare come ci si trovi di fronte a lupi vestiti da pecore, soprattutto allorché ci si imbatte in una pecora che afferma di essere a favore dei più deboli.

Esiste una politica pubblica che attacca più direttamente i deboli che quella promossa dal settore milionario dell’aborto? Di che tipo di “lotta contro il potente” e di quale tipo di “oppressione” si può parlare quando si vuole promuovere la politica più efficace di controllo della popolazione a vantaggio delle élites mondialiste? Sono queste élites che gioiscono, allorché vedono costoro così sono determinati a promuovere una tale politica all’interno della nostra Università.

Inoltre, ci domandiamo: se siamo una casa di studi impegnata e concentrata su una Verità trascendente, perché mai dovremmo seguire il discorso dominante?

Ciò che va sottolineato è che gli argomenti in difesa della vita non provengono da indagini o conversazioni, ma da fondamentali convinzioni etiche. I ‘sondaggi’ e ‘dialogo’ servono solo a conoscere superficialmente le tendenze del pensiero dell’opinione pubblica, quindi non dovrebbero esserci domande contro questa posizione (la difesa della vita), visto che la democrazia non sempre rappresenta una verità ultima, come vogliono farci credere oggi molti leader studenteschi.

La Università Cattolica, rispondendo a uno dei suoi principi fondanti, rispetta ogni uomo nella sua dignità di figlio di Dio, e mantiene una “preoccupazione fondamentale nello svolgimento di questo compito, che è quello di promuovere lo sviluppo della persona umana in vista della sua ragion d’essere e del suo scopo ultimo, che è quello di risvegliare nell’uomo l’amore e il rispetto per il lavoro, la capacità e la volontà di Dio, per servire gli altri e la società e una disposizione di spirito onorevole e aperta verso la Verità” (Dichiarazione di principi UC, n.7).

Possiamo quindi concludere che, se vogliamo usare il “dialogo” come strumento per sovvertire il carattere contro-culturale che attualmente implica il difendere la vita, è perché costoro sanno che la nostra missione è l’unica identità che trascende il materialismo frivolo. Questa identità è Cristo Re, per conto del quale invitiamo le autorità universitarie a far sì che la battaglia contro l’aborto non sia limitata o ristretta a lettere, agende parlamentari o dichiarazioni fatte ai media. Prima di tutto ciò, bisogna dotare gli studenti della necessarie basi teologiche, filosofiche e bioetiche che sono conformi alla Verità (Rivelata), in modo che siano capaci di smascherare e controbattere gli errori e sofismi di altri sistemi di pensiero, che si stanno infiltrato come niente fosse nel nostro campus.

Non dimentichiamo che tutti siamo chiamati a testimoniare ogni giorno di come la Vita sia un miracolo della Provvidenza, la quale ci invita a relazionarci con il Logos Creatore. Siamo consci del fatto che ci sono persone con diversi punti di vista rispetto ai principi fondanti della nostra Università e noi li rispettiamo, perché non siamo una setta o un gruppo ideologizzati, ma vera Chiesa militante a vocazione universale e con un messaggio di speranza aperta a tutti. Perciò noi difenderemo i nostri principi, chiedendo a Dio la Grazia per una battaglia degna del suo Amore, pregando che coloro che oggi si trovano nell’errore possano incontrare la Verità, come è accaduto anche a noi prima di imbatterci nella nostra Alma Mater dove non ci aspettavamo di scoprire ed incontrare il Logos, Gesù Cristo, il quale, venuto a testimoniare la Verità, terminò la sua vita terrena condannato da maggioranze “democratiche” ostili ad essa.

Se oggi veniamo condannati per annunciare la Verità, ricordiamoci del Sangue, sul quale la nostra Fede si fonda e prepariamoci – come Università Pontificia e Cattolica – a metterla in pratica, in attesa del ritorno di Cristo: “Ego sum Veritas” (Gv 18, 37).

Isidora Suárez e Sebastian Flores

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