L’Onu è al servizio delle multinazionali dell’ aborto, della contraccezione e della provetta.
L’ennesima riprova di questa triste verità la si è avuta qualche settimana fa, quando il “Comitato delle Nazioni Unite per l’eliminazione delle discriminazioni contro le donne” ha intimato all’Ecuador di depenalizzare le pratiche abortive nei casi di violenze sessuali, incesto e malformazioni gravi del feto.
Il Paese latinoamericano sta subendo inoltre forti pressioni affinché ragazze e donne possano accedere facilmente e a basso costo ai metodi contraccettivi e perché sia fornita a tutti i livelli, scuole comprese, un’adeguata educazione sessuale, con particolare attenzione al tema dei diritti riproduttivi.
Ancora una volta, quindi, l’aborto viene considerato un diritto e si raccomanda ad uno Stato di legalizzarlo per evitare l’insicurezza della clandestinità.
Ma a opporsi decisamente a queste intimidazioni c’è il presidente ecuadoriano Rafael Correa, un politico, si badi bene, di sinistra, e tutt’altro che conservatore, sebbene cattolico.
Già in passato, il coraggioso capo del governo si è pronunciato contro l’ideologia gender, affermando chiaramente che la lotta all’aborto, la difesa della famiglia naturale e il riconoscimento della diversità biologica tra uomo e donna sono questioni di mero buon senso, assolutamente svincolate da etichette partitiche.
In un mondo normale, chiunque, di destra o di sinistra che sia, dovrebbe trovarsi d’accordo sul tema. Invece siamo costretti a constatare che così non è… Cosa penseranno del “compagno” Correa gli estimatori del socialismo sudamericano di casa nostra? Omofobo e fascista pure lui? Oppure sottosviluppato in quanto mezzo indio?
Di fronte alle intromissioni dell’Onu, Correa ha preferito rinnovare l’invito all’astinenza sessuale, ritenendo che questa sia la via più efficace, meno problematica e senza controindicazioni per evitare gravidanze indesiderate. Di fronte all’edonismo proposto ai giovani, il presidente dell’Ecuador preferisce esortare alla responsabilità nelle relazioni intime.
Ha inoltre ricordato più volte come la Costituzione ecuadoriana difenda esplicitamente la vita sin dal concepimento. E a futura memoria e a suo onore, vanno tenute presenti queste sue parole: “Per difendere la vita sono pronto a dimettermi”. Non male per un progressista. I nostri politici, anche conservatori e “cattolici”, avrebbero lo stesso spirito e la stessa tenacia? La risposta, purtroppo, la conosciamo già. Una cosa è certa: se un capo di Stato parlasse così in Europa verrebbe considerato un pazzo, additato al pubblico ludibrio e subito destituito in nome della democrazia e della civiltà.
Federico Catani
In questo video (in spagnolo e sottotitolato in inglese, ma abbastanza comprensibile) un discorso di Correa:
Fonte: InfoCatolica