Alla barbarie islamica che ha massacrato la redazione di Charlie Hebdo, si contrappone la “civiltà” dell’aborto, dell’eutanasia e del gender?
“I nostri valori sono più forti delle loro minacce”. Matteo Renzi ha così commentato l’attentato terroristico che ha sconvolto in questi giorni la Francia ed il mondo intero.
Alla manifestazione di ieri, nel centro di Parigi – la più grande nella storia del Paese – oltre due milioni di persone, accanto a uomini politici di ogni nazionalità, sono scese in piazza per difendere “i nostri valori” contro la barbarie terrorista. Giornali, tv, radio e aule parlamentari hanno espresso la loro indignazione per il criminale attacco alla redazione del settimanale satirico Charlie Hebdo, affermando con forza la necessità di un’union sacrée in nome della libertà di espressione e della nostra cultura.
Premesso con molta chiarezza che l’azione omicida dei terroristi islamici è orribile, esecrabile e da condannare senza alcun distinguo, bisogna porsi però alcune domande.
Scendiamo in piazza a difendere cosa, per l’esattezza? Di quali valori ci facciamo paladini noi europei e occidentali? Quale sarebbe la nostra civiltà? E la nostra cultura? Cosa intendiamo per libertà e tolleranza? Ebbene, la civiltà che il presidente francese Hollande e gli altri capi di Stato e di governo difendono è quella triste, decadente e ormai prossima alla dissoluzione in cui ci troviamo a vivere e operare.
Si tratta della civiltà in cui, tanto per fare un esempio, è considerato un diritto ammazzare i bambini nella pancia della mamma. È facile condannare i terroristi islamici che armano i bambini e ammazzano innocenti facendosi saltare per aria. Dire che questi fondamentalisti disprezzano la vita è una constatazione lapalissiana. Ma noi siamo migliori, oppure solo molto più ipocriti?
Nel nostro beneamato mondo occidentale, un tempo faro di luce per il mondo intero, non solo permettiamo, bensì crediamo fermamente che sia giusto sbarazzarsi dei feti malformati o semplicemente indesiderati in nome della libertà e dell’autodeterminazione. E lo facciamo con tecniche truculente. Non solo. Non abbiamo nessun imbarazzo a promuovere sistematicamente l’eugenetica, scartando embrioni o feti con handicap, non di nostro gradimento. E al contempo riteniamo sacrosanto sopprimere chi soffre, in nome di una falsa pietà, perché non consideriamo la vita un bene in sé, ma una cosa buona solo e soltanto se per noi è degna.
Non è difficile accusare il mondo islamico di misoginia e violenza sulle donne. Ma cosa offriamo agli immigrati noi europei e occidentali? Donne e uomini che, in nome della loro autonomia assoluta, mercificano il proprio corpo senza pudore e senza ritegno; donne e uomini che vanno a letto col primo o la prima che capita; donne che vedono la maternità come una deminutio, a meno che non la sentano come un capriccio da soddisfare in un dato momento della vita: e allora si ricorre persino all’utero in affitto per avere un figlio. In pratica, anche noi schiavizziamo le donne del terzo mondo, magari per fare contenta una coppia gay. Solo che utilizziamo un linguaggio più chic, e allora tutto si risolve.
La nostra è la “civiltà” delle famiglie distrutte e snaturate, delle convivenze, delle unioni senza impegno. È la cultura che rifiuta la complementarietà e collaborazione dei sessi, preferendo contrapporre donne e uomini. Il nostro è il mondo da cui è nato il femminismo, che ha distrutto e svilito il ruolo della donna.
Noi occidentali siamo imbevuti di edonismo e narcotizzati dal sesso. Abbiamo rinunciato ai valori veri, che ci hanno reso grandi nella storia. Abbiamo voltato le spalle al passato, con il risultato che non abbiamo più un futuro. Il nostro mondo infatti, a furia di aborto, contraccezione e omosessualità, si sta avviando al tramonto. Il suicidio demografico è un dato di fatto. Di questo passo siamo condannati all’estinzione, così come l’Impero Romano, che non seppe più opporsi agli immigrati barbari del Nord Europa né integrarli al suo interno. Infatti in cosa si dovrebbero integrare gli stranieri? Noi offriamo solo il nulla, il vuoto, il deserto valoriale.
Andiamo fieri della nostra libertà. Ma anche qui emerge la gigantesca ipocrisia dei nostri giorni e del nostro mondo. Di quale libertà di espressione parliamo? Di quale tolleranza e accoglienza ci facciamo portavoce? Quella di chi discrimina i medici e gli operatori sanitari obiettori? Quella di chi deride e mette all’angolo chi si professa cristiano senza sconti?
Mentre Hollande difende il diritto di insultare e di offendere il sentimento religioso in nome della liberté (questo fa il Charlie Hebdo), chi scende in piazza per ribadire che il matrimonio è solo quello tra un uomo e una donna e che i bambini hanno il diritto di avere un papà e una mamma, viene arrestato e picchiato da quelle stesse forze dell’ordine tutrici della sicurezza. Chi non la pensa come vuole la lobby LGBT verrà presto perseguito da leggi in contrasto con la presunta omofobia. E già ora subisce minacce, intimidazioni e violenze. Gli esempi, innumerevoli, sono cronaca di tutti i giorni su questo sito.
Pensiamo forse di combattere l’islamismo radicale promuovendo la teoria gender e la sessualizzazione precoce dei bambini nelle scuole? Pensiamo forse di essere migliori dei fondamentalisti mussulmani per queste nostre conquiste? Stiamo andando spediti verso il burrone, convinti di salvarci con il nostro relativismo. Non è dei terroristi che si deve aver paura. Questi infatti uccidono dei corpi già morti, che noi stessi abbiamo ammazzato. Perché abbiamo venduto la nostra anima.
Federico Catani