23/06/2023 di Manuela Antonacci

“Aborto e propaganda” nel saggio di Marco Zuccaro

Un “saggio sull’aborto”, quello di Marco Zuccaro, come lo ha definito lo stesso autore nella prefazione del suo libro “Aborto e propaganda (o del cittadino-cavia)”, frutto di un anno di riflessioni su cosa sia l’aborto e su come inquadrarlo dal punto di vista etico e sociale. Una rielaborazione costata all’autore non pochi strali dal mondo della Rete e non solo, ma che si è fatta in lui sempre più urgente nel momento in cui ha scoperto di aspettare la sua prima figlia. Un’analisi articolata dell’argomento che si estende fino all’uso strumentale del linguaggio per rendere accettabile ciò che accettabile non è. Abbiamo intervistato Zuccaro per farci spiegare genesi e sviluppi della sua opera.

Come nasce l’idea di questo libro?

«Questo libro nasce dopo il ribaltamento della Roe vs Wade e quindi nel clima in cui si è tornato a parlare di aborto in Italia, perché in genere quello che succede negli Stati Uniti spesso si riflette da noi. Io mi ero già inserito in vari contesti, associazioni e movimenti per tutto quello che è accaduto nel periodo della pandemia. Tuttavia quando ho avuto la possibilità di parlare dell’argomento aborto ho subito un attacco personale da parte di alcuni esponenti del direttivo di alcuni di questi movimenti, per dei pensieri che avevo semplicemente portato su uno dei miei canali personali. Proprio questa reazione mi ha spinto ad affrontare l’argomento in maniera approfondita. Per cui da un semplice post su facebook ho sviluppato un’argomentazione di duecento pagine, frutto anche del fatto di essermi accorto ad un tratto di essere stato anch’io per anni vittima della propaganda. La mia laurea in Giurisprudenza mi ha permesso di affrontare una serie di questioni di primaria importanza perché non volevo lasciare nulla al caso».

Quanto ha influito sul suo lavoro l’arrivo imminente della sua bambina?

«In realtà ho iniziato a scrivere prima di sapere che sarei diventato papà. Ma è stato come quando tutte le circostanze si incastrano: ho ricevuto stimoli da più parti, sia dall’attacco subito, in negativo, ma anche dall’arrivo della bimba in positivo. Entrambi sono stati degli eventi che mi hanno spinto a mettercela tutta».

Lei, nel suo libro, parla di “riformulazione linguistica e riprogrammazione del pensiero” riguardo ad esempio la creazione e diffusione della neolingua. In che senso?

«Voglio dire che la riformulazione verbale di tutta una serie di fenomeni è strumentale alla propaganda. Anzi, è forse il cuore della propaganda. Soprattutto sull’aborto che è uno dei temi che incontra la maggiore alienazione tra le masse, ha in questo il suo strumento principale: poiché si tratta dell’uccisione di un essere umano, le dirigenze sanno che non è una cosa facile far passare un omicidio per un diritto o per una cosa normale, quindi riformulano tutto quello che possono e offrono qualunque argomentazione perché la gente possa essere allontanata dal reale. Una delle tecniche è  l’ uso degli acronimi: l’aborto che diventa semplicemente “i.v.g.”  interruzione di gravidanza.  Argomenti che affronta anche la mia compagna Elisa che ha creato un canale youtube dedicato, “Il Mondo Nuovo 2.0”. Confrontandomi anche con lei ho fatto un discorso di ampio respiro che comprende anche il gender, perché le tecniche comunicative sono sempre le stesse. La neolingua ha un effetto di ipnosi sulle masse, utilizzando anche il concetto di libertà in modo strumentale. Oggi, infatti, siamo arrivati a considerare la donna libera se ha anche l’opzione di uccidere, di interrompere la gravidanza. Questo è solo uno dei tanti esempi della riformulazione linguistica».

Qual è la tesi di fondo sull’aborto?

«La mia tesi è che con la normazione degli aborti e quindi seguendo il filo che parte dalla Corte Suprema americana, passando per la corte costituzionale italiana,  arrivando fino alla legge 194 si sia ingenerato un processo iniziale, divenuto poi più vasto, che in tutti questi ultimi decenni ricollega la normalizzazione di fatto degli aborti, agli obblighi terapeutici più svariati, perché è stata resa possibile una riformulazione della vita umana e quindi c’è stata una gradazione arbitraria della vita stessa (pensiamo anche all’utero in affitto) e la causa di fondo è la liberalizzazione dell’aborto. Oggi la vita umana è strappata alle logiche di natura, per fare della vita stessa qualcosa di diverso, soggetta ad un desiderio, ad un controllo. Quindi c’è stata una rivoluzione antropologica totale che ha fatto della vita dell’uomo una merce».

 

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