Una stella del football americano (che in USA ha una popolarità paragonabile al nostro calcio di serie A), Ben Watson, è una delle celebrità che ha il coraggio di esporre le sue convinzioni pro vita e contro l’aborto, nonostante il fatto che sia poco alla moda.
Ultimamente ha detto in TV che l’aborto è «la forma ultima del razzismo».
«So che le più numerose vittime dell’aborto sono i bambini neri e so che Planned Parenthood e la sua fondatrice, Margaret Sanger, avevano lo scopo preciso di sterminare i neri», ha detto Watson, «E il bello è che si sta realizzando».
Ha ragione, Watson: l’aborto nella comunità afroamericana è sproporzionatamente diffuso. Secondo i dati del censimento, gli afroamericani rappresentano circa il 13 per cento della popolazione statunitense, ma il 30 per cento dei bambini uccisi dall’aborto sono neri. I tassi di aborto tra le adolescenti afro-americane sono più del doppio rispetto alla media nazionale. E i dati sono del Guttmacher Institute, un ente che dipende dalla Planned Parenthood.
E’ stato anche calcolato che il 79 per cento delle cliniche per l’aborto della Planned Parenthood sono a pochi passi da quartieri afroamericani e ispanici.
Watson, marito e padre dichiaratamente cristiano, ha anche detto che chi si preoccupa per la propria vita dovrebbe preoccuparsi per la vita di tutti, dal concepimento alla morte. E che la vita ha valore intrinseco, inestimabile, breve o lunga che sia. Ha anche invitato i padri a assumersi la responsabilità delle loro azioni: in troppi abbandonano le donne che mettono incinte davanti alla “scelta” obbligata dell’aborto.
Sul suo profilo Facebook ha scritto che il fatto che l’aborto sia legale è ignominioso tanto quanto la gente che ci fa i soldi sopra: e dei commenti aggressivi che ciò gli è costato ha detto di non aver paura: Dio è dalla sua parte.
L’aborto è una delle più grandi e ingiuste discriminazioni, consentite dalla legge e plaudite dai “benpensanti”, ai danni di bambini innocenti: non solo neri, ma anche poveri o “imperfetti” secondo i canoni spietati di “accettabilità” che oggi vanno di moda.
Coloro che giustamente combattono le ingiuste discriminazioni, se fossero coerenti, dovrebbero battersi a testa alta contro l’aborto legale. Pochi, come Ben Watson, hanno il coraggio di farlo.
Redazione
Fonte: LifeNews
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