22/09/2020 di Luca Scalise

Aborto “fai da te”. Il Piemonte cambia rotta

Siamo fin troppo abituati all’equazione “aborto legale = aborto sicuro”, ma è davvero così? Abbiamo già mostrato che l’aborto volontario può esporre le donne che vi fanno ricorso a gravi rischi per la loro salute fisica e psichica, sia che si tratti della procedura chirurgica che di quella farmacologica.

Da poco più di un mese, in Italia, è possibile assumere la pillola abortiva Ru486 anche senza necessità di ricovero ospedaliero. «Con un colpo di mano si legalizza di fatto l'aborto a domicilio, fregandosene della salute delle donne. La RU846 infatti veniva data in regime di day hospital non a caso, ma perché un farmaco molto pericoloso che ha causato anche delle morti nel mondo», avevano commentato Toni Brandi e Jacopo Coghe, presidente e vicepresidente di Pro Vita e Famiglia Onlus.

Ma ora sembra che qualcosa stia cambiando. «Il Piemonte potrebbe aprire una breccia nella gestione dell’aborto farmacologico deliberata dal ministro della Salute Roberto Speranza […] Il governo regionale piemontese sta infatti considerando la possibilità di elaborare un regolamento che, in forza dell’autonomia delle Regioni in materia sanitaria, indichi nel ricovero fino al completamento (imprevedibile) della procedura abortiva la modalità ordinaria per l’interruzione di gravidanza con i due farmaci», leggiamo in un articolo di Avvenire.

Inutile dire che questo cambio di rotta del Piemonte stia suscitando innumerevoli critiche, da parte di chi pensa che ospedalizzare l’aborto sia colpevolizzare le donne (ma dove sarebbe il nesso?) e di chi continua ad affermare che la Ru486 è sicura, nonostante i numerosi dati che continuano a smentire ciò e le testimonianze di donne che raccontano come l’aborto farmacologico sia stato per loro un incubo.

Ma indipendentemente da dove venga praticato l’aborto, che sia a casa o in ospedale, esso ferisce profondamente le donne ed elimina il frutto del loro grembo: bambini innocenti. Essere dalla parte delle donne significa aiutarle a scegliere la vita dei loro piccoli, non indurle all’aborto.

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