Rebecca Gomperts è un medico olandese, artista e attivista per i diritti delle donne, poco meno che cinquantenne, che dal ’99 è impegnata nella lotta all’aborto clandestino.
Dopo aver esercitato sulla nave di Greenpeace Rainbow Warrior II, la Gomperts ha creato Women on Waves (WoW, “donne sulle onde”): preoccupata dalla salute delle donne, messa a rischio, appunto, dall’aborto clandestino, ha disegnato una unità ginecologica mobile chiamata “A-portable” che può essere installata su navi prese a noleggio.
Quando WoW visita una nazione, le donne prendono un appuntamento e sono accolte a bordo del vascello. La nave poi salpa verso acque internazionali dove la legge vigente a bordo è quella olandese e vengono realizzati gli aborti o altri servizi.
Oggi all’attività sulle imbarcazioni si affianca un servizio di assistenza telematica alle donne di tutto il mondo (Women On Web).
Se avete lo stomaco di aprirne il link, potete leggere come fare un aborto con pillole di uso comune (medicinali anti ulcera e altro) che hanno lo stesso effetto della RU 486.
(Ricordiamo che la RU486, anche sotto il controllo medico, ha ammazzato decine di donne).
Le istruzioni per l’uso sono ben chiare e complete. Sono segnalate ed evidenziate le possibili complicazioni e si raccomanda di avere un ospedale a portata di mano: nel caso si può dire di aver avuto un aborto spontaneo (è sempre bene incentivare alla menzogna, no?) perché tanto il medico non potrà provare che c’è stata l’assunzione delle pillole.
“Cosicché una qualunque ragazzina (o donna sola e spaventata) può incappare in rete con facilità in una simile trappola di morte, per lei e per un bambino innocente“, ci scrive una lettrice preoccupata.
E noi ci chiediamo: ma questo non è proprio quell’aborto clandestino che si voleva combattere?
Non è una palese violazione della legge? Se questa (ancora) stabilisce che la RU486 venga somministrata solo in ospedale ci sarà un motivo?
Siamo sicuri che questa gente (WoW) ha veramente a cuore la salute delle donne?
Redazione