Una donna incinta è legata per nove mesi al bambino che porta in grembo. L’aborto interrompe il legame, restituisce alla donna la sua libertà, ma sopprime la vita del bambino.
La situazione si può ipoteticamente adattare ad altre circostanze. Guardate, per esempio, questo cartone animato: «Il violinista».
Si tratta di un “esperimento mentale” ideato dalla filosofa Judith Jarvis Thomson, a proposito dell’aborto.
Come dice la didascalia al video, “gli «esperimenti mentali» — che talvolta vengono anche chiamati «esperimenti concettuali» — sono esperimenti che per molte ragioni non vengono realizzati nella pratica ma solo immaginati. Non producono risultati misurabili sulla base di esperimenti fisici compiuti in laboratorio, anche se talvolta i risultati possono essere calcolati teoricamente applicando le leggi della fisica.
«Filosofix» è una serie di otto animazioni realizzate dalla SSR SRG, ciascuna dedicata ad un «esperimento mentale», che sono pubblicate in una pagina speciale del sito web di Rete Due, nonché nel profilo Facebook di Rete Due” (per saperne di più si veda www.rsi.ch/filosofix).
Molti dei filmati non sono condivisibili, o – meglio – offrono il destro a critiche logiche e morali anche abbastanza facili. Ma tutti offrono spunto per riflettere, il che fa sempre bene.
Questo de “Il violinista”, come dicevamo, descrive la situazione di chi può “scegliere” tra la propria libertà e la vita di un’altra persona.
Nel caso del violinista, la scelta sembrerebbe scontata. E nel caso dell’aborto?
In realtà, per quanto possa essere affascinante l’esempio del violinista, le differenze tra questo e il caso dell’aborto sono appunto quelle che, dal punto di vista morale, fanno la differenza. Diversamente dal violinista, la gravidanza è quasi sempre il risultato di un atto volontario della donna. Anche quando si tratta di gravidanze “indesiderate” per fallimento di contraccettivi, la donna pone liberamente la causa della gravidanza e deve tenere in conto l’eventuale fallimento di un metodo comunque moralmente censurabile: sarebbe, per tornare al nostro esempio, come l’aver liberamente causato sia lo stato grave del violinista che il collegamento “salva vita” tra questo e se stessi.
In questo senso, l’esperimento del violinista potrebbe essere paragonato solo al caso “estremo” dello stupro della donna. Tuttavia persino quest’ultima ipotesi presenta differenze specifiche importanti: nel caso del violinista il “collegamento salvavita” è puramente artificiale. Non è un processo naturale, fisiologico, ed è una situazione di per sé straordinaria dal punto di vista morale (lo stesso arco di tempo di “nove mesi” è puramente arbitrario e artificiale). Nel caso dell’aborto, persino nell’ipotesi di stupro, benché la causa della gravidanza sia violenta (e chi l’abbia causato sia da punire duramente), il processo stesso della gravidanza è naturale, ha una sua finalità fisiologica, ed è di per sé nell’ordine delle cose dal punto di vista morale.
Infine, l’esperimento del violinista ci presenta un caso di “volontario indiretto”: staccare il tubo che tiene legata la “vittima” non è un atto intrinsecamente immorale benché, nell’ipotesi concreta (artificiosa), abbia come effetto la morte di una persona. L’atto di staccare il tubo (in altre circostanze moralmente indifferente) è posto in essere per ottenere un effetto buono (liberarsi da una situazione di gravissima compromissione della libertà e di potenziali gravi danni fisici e psicologici). L’effetto cattivo (la morte dell’altra persona) non è voluto direttamente e non è “mezzo” (ma solo effetto collaterale) rispetto all’effetto buono: tant’è che, se per qualche causa che era sfuggita ai medici, il violinista sopravvivesse senza il tubo, la vittima sarebbe ancora più contenta e avrebbe ottenuto comunque quanto desiderato (diversamente dall’ipotesi aborto). Diverso sarebbe il caso in cui, per assurdo, la vittima dovesse piantare un coltello nel cuore del violinista per liberarsi: l’immoralità sarebbe molto più chiara (in quanto l’effetto cattivo è direttamente voluto ed è propriamente mezzo rispetto all’effetto buono).
L’ipotesi dell’aborto (anche in caso di stupro) non è quindi moralmente paragonabile: si tratterebbe non di un “volontario indiretto”, ma della diretta uccisione di una persona per liberarsi dalla gravidanza (e, per di più, senza ottenere in modo certo quei benefici per la salute fisica e psichica, che otterrebbe la vittima del violinista). L’unica ipotesi che si avvicina all’esperimento del violinista è quella in cui, per salvare la vita o per conservare un altro bene fondamentale della madre, si dovesse decidere di praticare una vera terapia o un’azione non direttamente occisiva dell’embrione, che avrebbe come effetto collaterale la morte di quest’ultimo. E in questo caso, infatti, dipendendo dal bilanciamento dei beni in gioco, la madre ha vera libertà di scelta.
Redazione