L’aborto è un diritto umano? A quanto pare sì. Sappiamo che gli organismi internazionali da anni lavorano per imporre in tutti i Paesi tale presunta conquista di civiltà.
Amnesty International non è da meno. Nell’ultima newsletter di Generazione Voglio Vivere, il responsabile Samuele Maniscalco ci segnala le pressioni che tale associazione sta esercitando sul Cile, dove il governo socialista di Michelle Bachelet vuole legalizzare l’aborto.
In effetti, leggendo la versione spagnola del sito di Amnesty, possiamo vedere che la nota ONG sta supportando l’esecutivo cileno e sollecita i politici nazionali a votare in favore della depenalizzazione della pratica abortiva.
Amnesty «si è congratulata con i politici cileni che hanno elaborato e votato a favore del disegno di legge sull’aborto in Commissione Sanità» approvato con 8 voti favorevoli e 5 contrari. Secondo la ONG «questa è la soluzione giusta di fronte a una draconiana legislazione che criminalizza totalmente l’aborto e crea un clima di paura che danneggia le donne».
E per motivare tale presa di posizione si sviscera il consueto problema degli aborti clandestini.
«È evidente che vietare l’aborto in ogni circostanza non impedisce la sua pratica – fanno sapere da Amnesty International -. Serve solo per costringere le donne e le ragazze, in particolare quelle che hanno risorse limitate, a cercare trattamenti clandestini e pericolosi che mettono la loro vita in pericolo».
Eppure i dati provenienti dal Cile dimostrano l’esatto contrario: la mortalità materna, infatti, è bassa laddove l’aborto è proibito e perseguito.
Maniscalco ricorda che secondo il MELISA Institute, dopo che il governo cileno ha proibito l’aborto nel 1989, il numero di donne disposte ad abortire clandestinamente è diminuito.
Dal 1957 al 2007, periodo di tempo preso in esame dall’epidemiologo molecolare Elard Koch, la mortalità materna è scesa a livelli bassissimi. Tra il 1979 e il 1989 il tasso di mortalità si è abbassato da 23,4 a 10,8 morti materne su 100 mila nati. Dopo l’interdizione dell’aborto nel 1989, le morti sono diminuite ancora, passando da 10,8 a 0,39 morti materne ogni 100 mila nati vivi (una riduzione del 96,3% in soli 20 anni).
Inoltre, secondo i dati del Ministero Cileno della Sanità, il numero di ricoveri legati a complicanze sorte in seguito a sospetti aborti clandestini è diminuito del 2% l’anno a partire dal 2001.
«Anche se le riforme proposte attualmente si applicano solo alla depenalizzazione dell’aborto in tre casi – ha affermato Erika Guevara Rosas, direttore di Amnesty International in America – il Cile sta finalmente riconoscendo la necessità di adeguare la propria legislazione agli standard internazionali dei diritti umani, il che è un primo passo positivo nella giusta direzione». “Adeguare la propria legislazione agli standard internazionali dei diritti umani”: ecco il linguaggio e il pensiero della ONG che ama l’umanità e lotta per la dignità delle persone. Ammazzare bambini è dunque un diritto umano.
L’ennesima riprova che non bisogna dare nemmeno mezzo centesimo ad Amnesty International.
Redazione
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