28/05/2015

Aborto – In Marocco viene legalizzato, in tre casi

Anche il Marocco dice sì all’aborto, aprendo una falla nella diga che protegge il diritto alla vita sin dal concepimento.

Il re Mohammed VI, dopo intense consultazioni con i ministri della Giustizia e degli Affari islamici, oltre che con il presidente del Consiglio nazionale per i diritti umani, ha deciso di riformare il Codice penale marocchino, promulgato nel 1962.

Ora l’aborto sarà depenalizzato solamente in tre casi.

In caso di malformazione del feto, in caso di stupro e in caso di incesto.

L’esperienza però insegna che un minimo cedimento su questi temi comporta inevitabilmente, prima o poi, un collasso generale su tutta la linea. E infatti alcune associazioni femminili già parlano di misure insufficienti e spingono per una riforma ben più consistente. In realtà, quanto avvenuto in Marocco è un cambiamento significativo, specie perché si tratta di un Paese islamico, seppur moderato.

Finora, l’aborto era consentito solo ed esclusivamente nel caso in cui fosse in pericolo la vita della madre. (Facciamo presente che lo “stato di necessità”, anche nel nostro ordinamento, rende l’atto penalmente non perseguibile. La dottrina cattolica, poi, insegna che è moralmente accettabile l’effetto abortivo se la morte del feto non è direttamente voluta, ma è la conseguenza inevitabile del tentativo di salvare la vita della madre).

 Inoltre, chiunque avesse provocato un aborto rischiava fino a cinque anni di carcere, mentre per le donne che abortivano si poteva andare dai sei mesi ai due anni e stesse pene riguardavano anche tutti coloro che si fossero resi complici. D’ora in poi tali provvedimenti penali restano soltanto se l’aborto è praticato al di fuori dei casi consentiti dalla nuova legge.

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Tuttavia in Marocco continuano ad essere penalmente perseguiti l’adulterio e l’omosessualità, mentre è consentita la poligamia. Ma la “modernità” incombe con le sue esigenze. E l’apertura sul fronte dell’aborto non promette nulla di buono per il futuro del diritto alla vita e della tutela della famiglia.

 Fonte: Al Arabiya

Federico Catani

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