A un attivista pro life è stato vietato da un giudice del Regno Unito di mostrare le immagini di bambini abortiti, in quanto sarebbero “profondamente inquietanti”, leggiamo in un articolo di LifeSite News.
Eh sì, quelle foto non sono certo un bello spettacolo, però sono la verità. Una sentenza simile fa quasi sembrare che le vittime da tutelare sarebbero le persone che, al vedere tali immagini, resterebbero turbate. Ma ci rendiamo conto che le vittime non sono coloro che guardano quelle foto ma chi è rappresentato in quelle foto?
«Andrea Williams, amministratore delegato del Centro giuridico cristiano, che sta supportando il caso, ha affermato che gli attivisti devono essere liberi di sensibilizzare l'opinione pubblica sull'orribile realtà dell'aborto».
Ai giornalisti non è forse permesso di dare brutte notizie? Qui si tratta di una verità scomoda, ma che non per questo va censurata. «Le immagini grafiche dei tumori sono utilizzate nella pubblicità governativa per convincere le persone a non fumare, per esempio». Ed è importante questo, perché dà modo a chi intende fumare di rendersi conto delle possibili conseguenze di quell’atto.
Perché ciò non può avvenire nel caso dell’aborto? Perché non si può mostrare cosa succede in un aborto? Forse qualcuno ha più interesse a nascondere la verità di questa pratica per continuare a farla sembrare un diritto o un atto di libertà.
A maggior ragione, nel caso dell’aborto, mostrare le immagini di bambini abortiti sarebbe solo mostrare una parte delle conseguenze di questa pratica. Perché l’aborto volontario espone a seri rischi anche le donne che vi fanno ricorso, tanto per la loro salute fisica, quanto per quella psichica.
Chi si crede tanto paladino dei diritti delle donne, perché non le informa anche dei pericoli dell’aborto? Perché ovunque circolano immagini fra le più crude e puntualmente sono i pro life ad essere censurati?