L’Europa dice agli Stati Uniti cosa fare in materia di aborto. Sembra una battuta, eppure è esattamente ciò che deriva dall’approvazione, avvenuta nelle scorse ore in seno al Parlamento europeo - con 364 voti favorevoli, 154 contrari e 37 astensioni –, di una risoluzione con cui, tra le altre cose, si ricorda alla Corte Suprema americana l'importanza di sostenere la sentenza Roe v. Wade del 1973, che tutela il diritto all'aborto nella Costituzione degli Stati Uniti.
Ora, a parte che la notizia è già incredibile di suo (a che titolo l’europarlamento esattamente mette il becco nelle stanze della Corte Suprema americana?), le cose assumono una tinta ancora più grave nel momento in cui si va vedere da vicino il contenuto del provvedimento approvato. Datata 6 giugno, la proposta di risoluzione - B9-0299/2022 è il numero di protocollo – è strutturata in 32 punti con cui non solo l’Europa esorta Joe Biden e la sua Amministrazione a darsi da fare per garantire l’aborto, ma si spinge perfino oltre.
La risoluzione, infatti, invita pure «il governo dello Stato del Texas ad abrogare rapidamente» i suoi provvedimenti a difesa del nascituro e «invita i governi degli Stati dell'Idaho e dell'Oklahoma ad abrogare le loro leggi simili». Avete capito purtroppo bene: con il loro voto, ben 364 europarlamentari, forse immemori del fatto di essere europei e non cowboys texani, hanno preso carta e penna per dire gli Usa come e cosa devono fare. Sembra oggettivamente quasi un film di fantascienza, eppure è la realtà.
Una realtà che appare grave per almeno tre ragioni. In primo luogo, perché si tratta di una clamorosa ingerenza istituzionale. I giudici della Corte Suprema americana conoscono le loro leggi – e le loro sentenze, soprattutto – molto bene, senza che ci sia bisogno che un team di europarlamentari si mette a dare loro ripetizioni di diritto, tanto meno di diritto costituzionale.
In seconda battuta, va segnala una clamorosa mancanza di rispetto, da parte delle istituzioni europee, nei confronti non solo delle massime istituzioni d’Oltreoceano – cosa già inaudita -, ma pure dello stesso popolo americano. Sì, perché, anche se forse a Bruxelles non se ne sono accorti, la maggioranza degli americani non è affatto così contenta dell’aborto senza limiti, tutt’altro. Una recente indagine condotta a maggio da Rasmussen e Rmg Research su 1.200 elettori ha scoperto come la maggioranza sia favorevole alle restrizioni sull’aborto; ed anche altre rilevazioni hanno condotto a simili risultati.
Di qui un dubbio: che deve fare Washington? Sospendere la democrazia, imbavagliando il popolo americano e pure la Corte Suprema, per fare contenti 364 europarlamentari? Per quanto grave, è una domanda con cui ci si dovrebbe confrontare. Infine, un’ultima osservazione: è sconvolgente che un’Europa messa com’è messa sotto il profilo anche demografico, e cioè con una natalità ferma a zero o giù di, si preoccupi di sponsorizzare in casa altrui una pratica, l’aborto, che oltre ad eliminare vite umane innocenti – scusate e se è poco -, scuote pure le fondamenta demografiche di un popolo.
Anche se non è chiaro, al momento, come reagiranno gli Usa al «suggerimento» dell’Europa sull’aborto, una cosa appare comunque certa: a sbagliare, se vogliono, riescono benissimo da soli. Non c’è bisogno che i nostri europarlamentari ci aggiungano del loro.