Mentre la sinistra continua a rivendicare a gran voce un presunto diritto all’aborto, ci sono regioni che, in maniera diametralmente opposta, promuovono la maternità e la natalità. Già approvato lo scorso aprile in Consiglio Regionale del Piemonte, il fondo Vita nascente è pronto a diventare una realtà concreta. L’assessore alle Politiche Sociali, Maurizio Marrone, che da un anno si sta spendendo in prima persona per il progetto, ha illustrato a Pro Vita & Famiglia i contenuti dell’iniziativa, stigmatizzando al tempo stesso un’opposizione che, a parole, si schiera a difesa delle donne ma, nei fatti, non muove un dito per uno dei loro diritti più importanti: quello alla maternità.
Assessore Marrone, è stata messa a punto la delibera attuativa del fondo per la vita nascente nella Regione Piemonte: nel dettaglio quali sono le misure previste?
«La delibera definisce le modalità di accesso e criteri di assegnazione dei finanziamenti per la promozione e realizzazione di progetti di accompagnamento individualizzati, finalizzati alla promozione del valore sociale della maternità e alla tutela della vita nascente, da parte di organizzazioni ed associazioni operanti nel settore della tutela materno infantile ed iscritte negli elenchi approvati dalle ASL. Lo avevamo promesso e lo stiamo facendo».
A quanto ammonta lo stanziamento?
«Per questa misura abbiamo stanziato 400mila euro che serviranno a sostenere le attività di ascolto e consulenza, attraverso la presenza a sportello programmato presso i presidi sanitari, progetti di sostegno alle mamme per almeno i primi mille giorni dei neonati, anche attraverso sostegno economico e gli aiuti materiali/fornitura beni di prima necessità, percorsi di sostegno psicologico sia individuali che di gruppo, attraverso figure professionali adeguatamente formate e accompagnamento ai gruppi di auto mutuo aiuto tra gestanti e neomamme».
Ritiene che la vostra delibera possa diventare un progetto pilota, in grado di ispirare le politiche familiari del nuovo governo nazionale?
«Il lavoro che stiamo facendo in Piemonte ha già fatto parlare di sé in tutta Italia e sono orgoglioso che Fratelli d’Italia nel proprio programma elettorale abbia rinforzato questa posizione. Ora bisogna continuare a lavorare per tutelare il vero diritto di scelta delle donne».
La vostra proposta va in porto in un momento in cui alcune piazze italiane si sono riempite di manifestazioni per il diritto all’aborto e ora si rischia uno scontro sociale proprio su questi temi. Cosa sta accadendo e perché proprio ora?
«Le poche manifestazioni ideologiche che si sono tenute in queste settimane di campagna elettorale dimostrano la malafede di chi si dice dalla parte delle donne, ma nel concreto non ne tutela di diritti. La Regione Piemonte pagherà alle famiglie socialmente vulnerabili e alle donne in difficoltà economica, magari perché abbandonate da genitori e partner, ciò che serve per non dover rinunciare alla gravidanza che desiderano: canoni di locazione, rate di mutuo, bollette di utenze, abbigliamento, alimenti, farmaci, pannolini, carrozzine, lettini, ecc. Mentre noi realizziamo un passo alla volta la rivoluzione sociale delle culle, attuando finalmente la parte preventiva della legge 194 che tutela in concreto il valore sociale della maternità, le sinistre si radicalizzano ulteriormente inseguendo una piazza estremista che oltraggia cartelli con su scritte le parole “Dio” e “famiglia”. Il paese reale, però, ha votato e ha scelto di voltare loro le spalle».