Matrimonio gay? Aborto ? Fecondazione assistita? Oppure ti vuoi drogare?
Sono tutte cose che all’estero puoi fare in modo più spregiudicato rispetto a quanto accade in Italia e ciò “non è giusto” perché la “libertà” è così fruibile solo da coloro che hanno le risorse finanziarie per potersi permettere il viaggio. Quante volte avete sentito questo ragionamento?
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Quando mi è capitato di discutere sui cosiddetti temi sensibili, quasi immancabilmente mi è toccato di ascoltare un argomento che per gli antiproibizionisti è l’equivalente di quello che per chi ha appena cominciato a strimpellare la chitarra è il giro di do: va bene per un sacco di canzonette.
Più o meno viene formulato così: “non è giusto proibire per legge una determinata azione, perché altrimenti chi vuole farlo è costretto ad andare all’estero”. Va bene per l’aborto, l’eutanasia, il “matrimonio” tra omosessuali, la fecondazione eterologa, la ricerca sulle cellule staminali ottenute con soppressione embrionale e una lunga serie di cose che non dovrebbero essere vietate dalla legge italiana. Si tratta di un argomento che più o meno funziona come i lanci di Platini capaci di saltare l’intero centrocampo avversario. Il Platini bioetico non si preoccupa della linea argomentativa dell’altro, la salta con un magnifico lancio lungo capace di porre il proprio attacco da solo davanti al portiere, così destinato ad essere trafitto dal tiro successivo: “Nessuno lo impone a te, ma tu non devi impedirlo agli altri”.
Il ragionamento, è logico ed evidente, consente di rendere il nostro paese un bazar degli usi e costumi mondiali. Possiamo fare una breve lista: la poligamia senza dovere andare a Riad, l’areosol di cannabis senza dovere viaggiare fino a Amsterdam, il suicidio come a Zurigo senza doversi buttare dal ponte, l’eutanasia neonatale come a Groninghen, “matrimonio” gay e figlio su ordinazione come a Madrid. Ma perché fermarsi a questi nuovi “diritti” che già sono un po’ stantii, viva l’inclusione! Vogliamo continuare a costringere gli anziani pedofili ad un estenuante volo in estremo oriente? Vogliamo negare agli antropofagi italici il sacrosanto diritto di soddisfare la propria ritualità funebre senza doversi per forza sobbarcare lo scomodissimo viaggio nella giungla del Bengala o nel deserto del Gujarat per unirsi ai colleghi Agori?
Ma dal momento che siamo qui a parlarne, mi permetto di suggerire l’apertura ad un diritto che farà felici un numero molto vasto di cittadini italiani. Si ponga fine alla fissa di obbligare gli evasori fiscali a doversi raccapezzare tra le offerte di Montecarlo, Isole Cayman, Curaçao, Gibuti e Hong Kong, di doversi affidare ad incerti e loschi intermediari e spappolarsi il cervello in complicatissime triangolazioni per le operazioni di prelievo e deposito. Il governo Renzi si appresta ad offrire differenti soluzioni di stato civile: matrimonio, civil partnership omosessuale, convivenza eterosessuale. Lo Stato italiano dia prova di analoga maturità consentendo un ventaglio contributivo aperto a chi non vuole pagare un euro di tasse, chi ne vuole pagare pochine come in Australia e Svizzera e chi ne vuole pagare tante come in Svezia. In fin dei conti, si tratterebbe di essere pro-choice, nessuno sarebbe obbligato a versare le imposte che non vuole e tutto si svolgerebbe alla luce del sole, dopo l’aborto clandestino, sarebbe stata sconfitta la piaga dell’evasione clandestina. Un successone.
Renzo Puccetti
Fonte: Libertà e Persona