Criticare l’aborto negli Stati Uniti non è poi così facile. Nella terra, che una volta era considerata la patria della libertà, aumentano sempre più le pressioni per mettere a tacere il mondo pro-life.
Su LifeNews leggiamo che domenica scorsa, a Dayton (Ohio), un manifestante a difesa della vita ha rischiato di essere arrestato per il semplice fatto di indossare una t-shirt contro l’aborto.
Il fatto è avvenuto durante una manifestazione abortista a sostegno di Planned Parenthood. Cosa ci sia da sostenere, dato il terribile mercimonio di bambini abortiti di cui testimoniano video ormai di diffusone internazionale (vedi ad esempio qui), proprio non si sa. Comunque scopriamo che nella patria del progresso civile vendere pezzi di esseri umani è possibile. Manifestare pacificamente per la vita no.
Bryan Kemper, presidente dell’associazione pro-life Stand True, ha riferito di essere andato, insieme a due suoi figli e ad un’altra ventina di attivisti pro-life, a contromanifestare in maniera del tutto tranquilla.
La polizia di Dayton, però, è intervenuta per cacciarli.
Kemper ha chiesto per quale motivo avrebbero dovuto lasciare il suolo pubblico, non certo di proprietà degli abortisti. La polizia ha risposto che la sua maglietta a favore della vita era ritenuta provocatoria dai pro-choice. Il problema era dunque il capo d’abbigliamento.
Di fronte alle proteste di Kemper, un poliziotto ha detto: “È domenica. Le persone normali sono fuori a godersi la giornata, non a causare problemi”. E gli ha imposto di andarsene via di lì. Se difendere l’omicidio legalizzato significa essere normale, aggiungiamo noi, siamo fieri di venir considerati come marziani.
Ad un certo punto, un manifestante abortista ha deriso persino uno dei figli di Kemper, di 10 anni, perché aveva dei simboli pro-life.
I sostenitori a difesa della vita non hanno interrotto la manifestazione, ma hanno soltanto tenuto in mano le immagini delle vittime dell’aborto, per mostrare ai presenti di cosa realmente si tratta e cosa i pro-choice di fatto stavano promuovendo e celebrando difendendo Planned Parenthood.
I pro-life “volevano dare alle vittime dell’aborto la dignità di essere riconosciuti per quello che sono, ovvero persone umane“, è scritto nel blog Stand True.
Redazione
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