L’ONU continua a promuovere e a sponsorizzare l’aborto, prima e più che i diritti dell’uomo.
L’ultimo rapporto delle Nazioni Unite sulle donne è intitolato: “Indagine
mondiale sul ruolo delle donne nello sviluppo 2014: uguaglianza di genere e sviluppo sostenibile”: è un piano di battaglia per un assalto mortale alla vita e al matrimonio. Il tutto ben mascherato dietro le espressioni care ai burocrati delle Nazioni Unite e a tutti gli intellettuali politicamente corretti, che camuffano i loro veri obiettivi usando parole in codice della “neolingua”, apparentemente innocue. “Salute riproduttiva” e “diritti sessuali e riproduttivi”, “sviluppo sostenibile” , “politiche sulla popolazione sostenibili nella salute e nei diritti sessuali e riproduttivi, inclusa la fornitura accessibile a tutti... di un’educazione alla sessualità comprensiva e dell’aborto sicuro” , “uguaglianza di genere”, sono espressioni che i nostri lettori conoscono bene e che vogliono dire che l’Onu promuove una politica del controllo della popolazione, eugenetica e antinatalista, insieme alla sessualizzazione precoce dei bambini, e la decostruzione della società e dell’individuo attraverso la distruzione della famiglia e l’indottrinamento gender e omosessualista.
Inoltre, il rapporto dell’ONU, che parla incessantemente del fatto di difendere i diritti delle donne, maschera in modo ipocrita la brutale politica cinese del figlio unico. Il fatto che centinaia di milioni di donne negli ultimi 34 anni siano stati costrette ad abortire e/o siano state sterilizzate forzatamente, viene tradotto in questi termini dolci e mielosi: “La costituzione cinese stabilisce che il Governo sostenga la pianificazione familiare e che le coppie la pratichino. La politica del figlio unico, introdotta alla fine degli anni Settanta, è stata implementata attraverso un sistema di incentivi e disincentivi economici e sociali e servizi contraccettivi gratuiti” (pag. 87). Ipocrisia allo stato puro, mista a falsità enormi.
Ma – purtroppo – non c’è da stupirsi. Lo scorso mese l’UNICEF , l’agenzia delle Nazioni Unite per l’infanzia, ha pubblicato un rapporto intitolato “Nascosta in bella vista. Un’analisi statistica sulla violenza contro i bambini”, che riporta e denuncia le violenze che attualmente si perpetrano nei confronti dei minori, in circa 190 Stati. La Convenzione sui diritti dell’infanzia approvata dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite nel 1989, del resto dice che “tutte le forme di violenza sui bambini, per quanto lievi, sono inammissibili. La definizione di violenza prescinde dalla frequenza, dalla gravità e dalle intenzioni con cui la violenza stessa viene perpetrata. (…) Il diritto assoluto dei bambini alla tutela della loro dignità umana e della loro integrità fisica e psicologica non può in nessun modo essere intaccato definendo alcune forme di violenza legali e/o socialmente accettate”. Perciò, il rapporto dell’Unicef denuncia addirittura “la violenza che può colpire il feto nel grembo materno”. Viene fatto l’esempio dei medicinali che possono ridurre la crescita del feto, la mancanza di cure mediche adeguate e scarsa alimentazione durante la gravidanza, e – nei casi più estremi – l’infanticidio selettivo in base al sesso, che colpisce le bambine... e l‘aborto?
Incredibile, ma vero: pare che l’aborto praticato invocando il diritto delle donne di decidere se e quando diventare madri, non è violenza sui bambini (!!!). Evidentemente all’Unicef ci sono di quelli che condannano la strage delle bambine in India e in Cina, ma contemporaneamente considerano qualsiasi impedimento legale all’aborto una intollerabile forma di violenza contro le donne. Si tratterà di schizofrenia, o disturbo bipolare?
Certo, negli alti consessi degli organismi internazionali, votati a mantenere la pace nel mondo e il rispetto dei diritti dell’uomo, c’è qualcosa che non va.
Francesca Romana Poleggi