Questa intervista è stata fatta a Padre Frank Pavone, il presidente di Priests for Life, una delle più grandi associazioni pro vita americane che ha salvato tanti bambini dall’aborto. E’ apparsa su Notizie ProVita di febbraio 2014. Meritava di esser letta e merita di non essere dimenticata: Una battaglia vinta, perché la Vita ha già vinto.
Padre Frank Pavone è il direttore nazionale di Priests for Life (Sacerdoti per la vita), è l’assistente spirituale della Rachel’s Vineyard (Vigna di Rachele), è coordinatore del National Pro Life Religious Council ed è direttore pastorale di Silent No More – Awareness Campaign.
• Reverendo Padre, sembra che vi sia un cambiamento di attitudine verso l’aborto negli USA e che i sostenitori della vita siano in maggioranza. È vero?
– E’ vero, ed è dimostrato da sondaggi. Talvolta si sente dire che secondo i sondaggi la maggior parte degli Americani sono pro choice: quest’affermazione è falsa. Nel corso di questi 3 decenni di aborto legale, l’opinione pubblica statunitense è rimasta abbastanza costante. Come confermato dalla General Social Survey (GSS; Davis e Smith 2010), circa un quinto della popolazione è contraria all’aborto in ogni circostanza, un altro quinto pensa che l’aborto debba essere legale in tutte le circostanze. La maggior parte del restante 60 per cento dice che l’aborto debba essere legale solo in caso di stupro, incesto o pericolo per la vita della madre; una percentuale leggermente inferiore ritiene che debba essere legale solo per salvare la madre. Poi vi sono quelli che ritengono che dovrebbe essere legale per qualsiasi motivo, ma mai dopo i primi tre mesi di gravidanza… Secondo il Guttmacher Institute, gli aborti nei casi di stupro o incesto sono circa l’1% del totale. Bisogna anche precisare che gran parte dei medici sostiene che l’aborto non è mai necessario per salvare la vita di una madre. La conclusione, comunque, è che quasi il 99% degli americani si oppone all’attuale politica in materia di aborto, che per legge è possibile spesso fino a nove mesi: questo non ha mai ottenuto il sostegno della maggioranza della popolazione.
• Questo è stato il risultato degli sforzi dei movimenti per la vita? Quali strategie sono state applicate?
In realtà, come ho sempre detto, l’aborto si auto distrugge: più la realtà dell’aborto viene rivelata, più la gente vede la devastazione che l’aborto provoca nella vita di coloro che lo subiscono e tanto meno sostegno l’aborto riceve. Il mito del pro choice può durare solo per un periodo limitato. Il cambiamento è anche dovuto ai giovani che si rendono conto di essere dei sopravvissuti all’aborto, perché la legge non li proteggeva, né riconosceva la loro personalità giuridica. I giovani sono quindi oggi più motivati che mai a essere a favore della vita. Anche il ruolo dei movimenti per la vita in tutto questo è fondamentale. Con l’associazione Silent No More (www.SilentNoMore.com), attraverso le testimonianze di chi è stato coinvolto nella tragica esperienza, mostriamo al pubblico che l’aborto non è la soluzione che si suppone che sia. SNM è un progetto congiunto di Priests for Life e Anglicani per la vita che, in tutto il Nord America e in diversi altri paesi del mondo, offre a chi ha abortito l’opportunità di condividere le proprie esperienze, e promuove la guarigione dalle conseguenze dell’aborto, non solo per il bene di coloro che ne sono stati coinvolti, ma anche come impegno strategico.
Più una persona è guarita da un aborto passato, meno è probabile che ne faccia in futuro e più sarà disposta a combattere l’aborto. Dobbiamo seguire l’invito di San Paolo (Ef. 5,11): “Non avere a che fare con le opere infruttuose delle tenebre, ma piuttosto, denunciale”, e quindi mostriamo l’orrore dell’aborto, anche attraverso immagini delle vittime. Questa è una delle strategie più efficaci e anche quella più coerente per sradicare ogni ingiustizia sociale (vedere il nostro sito www.Unborn.info).
• Molti Stati hanno approvato leggi che limitano l’aborto. Vi sono Stati che vietano l’aborto prima di 20 settimane di gravidanza?
La maggior parte degli stati in USA hanno applicato delle restrizioni all’aborto. Sempre più Stati ora proibiscono l’aborto a nascita parziale [che comporta l’uccisione del bambino nel momento in cui sta per essere partorito, N.d.R.], e dieci Stati hanno promulgato il Pain Capable Unborn Child Protection Act (Legge per la protezione dei bambini non nati capaci di sentire dolore) che vieta l’aborto dopo le 20 settimane. Due hanno approvato leggi per vietare l’aborto prima delle 20 settimane: il North Dakota (divieto dopo le 6 settimane) e l’Arkansas (divieto dopo le 12 settimane), ma in tutti e due gli Stati è ancora in atto una serrata battaglia legale.
• C’è qualche speranza di un referendum negli Stati Uniti per abrogare la legge federale pro aborto?
Credo che né i pro choice, né i pro life siano favorevoli a tale referendum. Per una serie di ragioni, non ultima delle quali è l’enormità dello sforzo che richiederebbe. I gruppi pro vita usano le proprie risorse in battaglie legislative nei propri Stati, mentre i sostenitori dell’aborto cercano e usano i giudici per abbattere le leggi per la vita.
• L’aborto rappresenta non solo un crimine contro Dio, ma sembra anche essere molto dannoso per l’economia e lo sviluppo demografico della nazione…
Non vi è dubbio che la perdita di circa 55 milioni di vite ha conseguenze demografiche ed economiche. Il fenomeno, naturalmente, interessa principalmente il sistema di sicurezza sociale e rende più difficile la cura degli anziani. Questo, a sua volta, porta (e sta già portando) a legalizzare l’eutanasia. Diversi studiosi hanno specificamente denunciato l’impatto dell’aborto sull’economia e anche sulla sicurezza nazionale.
• La tutela della famiglia naturale è il fondamento di ogni società umana. Ci sono misure o leggi del governo federale o di singoli stati per promuovere la famiglia naturale?
Fortunatamente sì, esistono a livello sia statale sia federale le normative volte a migliorare le condizioni delle famiglie, ma rimangono delle lacune. D’importanza fondamentale, naturalmente, sono state le battaglie per difendere il matrimonio come unione di un uomo e una donna. E con poche eccezioni, gli elettori negli Stati Uniti sostengono la famiglia naturale.
• I grandi media sembrano essere pro choice. Perché?
Michael Medved è un autore che ha affrontato quest’argomento ampiamente, e la polarizzazione pro choice di coloro che lavorano nei media è stata ben documentata. Sembra che ci sia un notevole “distacco” culturale e sociale, in base al quale i media hanno poca o nessuna significativa interazione con i sostenitori della vita. Negli USA, inoltre, queste élite dei media sono politicamente legate al Partito Democratico, il che, a livello nazionale, significa fedeltà all’aborto senza restrizioni. Dalla mia esperienza personale e professionale, però, direi che vi è un miglioramento negli ultimi anni poiché i più giovani diventano giornalisti e questi giovani sono più aperti al messaggio pro vita, per i motivi già spiegati.
• In Italia, il Parlamento sta per approvare una legge che reprime “l’omofobia e la transfobia” che porterà presto a matrimoni e adozioni gay. Qual è la situazione negli Stati Uniti?
Moralmente e filosoficamente, vi è una differenza di età da considerare. I più giovani sono contro l’aborto più che mai, ma hanno più difficoltà a percepire cosa è sbagliato nel matrimonio e nell’adozione gay. Molto ha a che fare con il fatto che conoscono personalmente molti gay e non sono perciò inclini a “negare” loro un “diritto”. I tribunali e alcune recenti battaglie legislative sono andate nella direzione sbagliata ed esistono “vantaggi culturali” attribuiti alle lobby gay; però in America ci sono molti motivi di speranza su questo tema. Abbiamo avuto numerose vittorie e siamo solo all’inizio di questa battaglia in cui dobbiamo presentare argomenti chiari e convincenti che spieghino perché i matrimoni gay e le adozioni gay sono una cattiva idea.
• Cosa pensa di psichiatri come Van Gijseghem e Milton Diamond che pensano che la pedofilia sia solo un altro orientamento sessuale?
Non è affatto sorprendente che qualcuno possa considerare la pedofilia solo un altro “orientamento sessuale”. Qualunque siano le argomentazioni scientifiche o mediche di questi psichiatri, che altri nella professione senza dubbio sono in grado di confutare, è una progressione filosofica e culturale naturale: una volta che una società si disconnette dal fondamento che il matrimonio è tra un uomo e una donna – perché è uno solo l’orientamento naturale per la sessualità umana – poi tutto è possibile. Inoltre, un argomento medico non ha rilevanza morale. Anche si potesse pensare alla pedofilia come “orientamento”, ciò non fornirebbe alcuna base per la rivendicazione del “diritto”, né servirebbe a giustificare tale attività.
• Nella sua vita lei è sempre stato coraggioso e chiaro contro l’aborto. Cosa pensa dei molti cattolici che hanno accettato compromesso dopo compromesso e hanno rinunciato a proclamare la Verità?
Molti sono deboli e accettano compromessi perché sono in conflitto con se stessi e tendono a pensare che il problema sia quello di bilanciare il bene del nascituro con il “bene” della madre. Sanno che l’aborto è un male per i bambini, ma pensano erroneamente che sia in qualche modo un bene per le madri. Inoltre ci sono tante persone che non si schierano contro perché vengono feriti da esso e quindi non vogliono parlarne, non vogliono neanche sentire la parola “aborto”, per non rinnovarne il dolore. Vi è un numero ancora maggiore di persone, inoltre, per cui rendersi conto che l’imparare di più su un problema comporta un certo rischio, e allora non vogliono saperne. Molti sanno che l’aborto è male, ma si rendono conto che se guardano troppo direttamente al problema, non saranno in grado di vivere in pace con se stessi se non iniziano a fare qualcosa per fermarlo. Molti ancora, sanno che se s’impegnano nella buona battaglia, dovranno pagare un prezzo. Possono perdere amici, essere emarginati, e quindi non vogliono fare il sacrificio necessario per affrontare l’ingiustizia. O, più semplicemente, non vogliono diventare un “nemico” per la propria sorella, cugina, figlia, nipote, zia, madre o amica che ha avuto un aborto. Troppe persone pensano che opporsi all’aborto significhi opporsi a chi ha abortito... E così la soluzione è ignorare completamente il problema. Si evita un dolore. Questo è il motivo per cui si arrabbiano quando si solleva il tema dell’aborto. Cercavano di ignorarlo e qualcuno l’ha portato in superficie.
• Ci sono altri pensieri che desidera condividere con i nostri lettori?
Stiamo vincendo, e abbiamo bisogno di essere convinti di questo. Incredibilmente, è nei decenni durante i quali la scienza ci ha insegnato moltissimo sulla vita prenatale, che abbiamo assistito all’abbandono della tutela giuridica del nascituro. Ma ora è in atto una presa di coscienza. La scienza medica chiama il concepito “il nuovissimo paziente”, la terapia fetale e la chirurgia prenatale continuano a fare passi da gigante, le indagini diagnostiche sono sempre più sofisticate, si studia anche la psicologia prenatale. Negli Stati Uniti, per esempio, la legge federale ora protegge i bambini nati vivi, in qualsiasi caso, anche a seguito di un aborto fallito; vieta la crudele procedura di “aborto a nascita parziale”, e riconosce i bambini non ancora nati come vittime, se sono uccisi nel corso di una rapina o di altro reato. Così ci troviamo di fronte a una curiosa contraddizione: se una donna che si sta recando in una clinica per abortire viene investita da un’auto e il bambino muore a causa dell’incidente, il conducente può essere condannato per la morte di quello stesso bambino che stava per essere legalmente ucciso mediante l’aborto. Inoltre, per ironia della sorte, molti di quelli che hanno sostenuto l’aborto sono ora convertiti e pentiti. Una marea di esperienze personali testimoniano che l’aborto non ha risolto un problema, ma ne ha creati di nuovi, che l’aborto non è frutto di una libertà di scelta, ma piuttosto della sensazione di non avere alcuna scelta; che l’aborto non ha aiutato, ma ha fatto solo male. Le madri e i padri dei bambini abortiti ora sono organizzati e parlano più forte e chiaro. Ho il privilegio di servire come direttore pastorale di Silent no More che dà l’opportunità di guarigione dalla ferita profonda che l’aborto procura; ma è anche un’occasione per sensibilizzare l’opinione pubblica sul male che l’aborto fa alle donne. Le testimonianze sono condivise in incontri pubblici e anche in programmi televisivi, radiofonici, e su internet. Chi si rammarica per un aborto, ma non si sente di parlarne pubblicamente, può comunque registrarsi anonimamente e partecipare ugualmente alla Campagna, sul sito www.IRegretMyAbortion.com. Grazie a Silent No More, anche la Corte Suprema ha cominciato a riconoscere il danno psico – fisico causato alle donne dall’aborto: la sentenza sul “Caso Gonzalez” è per noi una svolta epica. Insomma, abbiamo molti motivi per prendere fiducia. Ma alla fine, stiamo vincendo perché abbiamo già vinto! Vi è uno tra noi che detiene le chiavi della morte e dell’inferno. Gesù Cristo è risorto dai morti! Con la risurrezione ha distrutto la morte. Grazie alla risurrezione di Cristo, la morte non ha più l’ultima parola nella storia umana. Questo significa che anche il potere dell’aborto – che prende più vite di ogni altra cosa – è stato sconfitto. I movimenti per la vita, quindi, non lavorano “per la vittoria” ... lavoriamo “dalla vittoria”! La vittoria è il nostro punto di partenza. Noi proclamiamo con gioia al mondo che Cristo è risorto, e per questo motivo, dobbiamo scegliere la vita. Il lavoro è intenso e gli ostacoli molti. Ma noi non indietreggiamo davanti alla cultura della morte. Piuttosto, l’affrontiamo con fiducia vittoriosa e dichiariamo: “Vattene! Non hai posto qui! Nessuna autorità per minacciare la famiglia umana! Il tuo potere è stato sconfitto e Cristo regna sovrano! “
Andrea Giovanazzi
DIFENDIAMO I BAMBINI E LA FAMIGLIA DALLA LEGGE CIRINNA’