Venerdì 2 ottobre, nonostante le 224.000 firme raccolte dall’ECLJ (European Center for Law and Justuce), l’ufficio dell’Assemblea Parlamentare del Consiglio d’Europa ha rigettato la petizione contro l’infanticidio a seguito di aborto tardivo mal riuscito.
La risposta è stata analoga a quella del Comitato per gli Affari legali e i Diritti umani, sempre del Consiglio d’Europa (l’ente cui fa capo la famosa CEDU di Strasburgo): la discussione su un soggetto del genere sarebbe “politicamente inappropriata”.
L’argomento è “troppo sensibile” e troppo “divisivo”. Si potrebbero creare spaccature all’interno dell’assemblea parlamentare del Consiglio d’Europa (e sarebbe una tragedia di proporzioni bibliche?)
Quindi la sorte dei bambini che sopravvivono agli aborti tardivi e che vengono lasciati morire tra i rifiuti ospedalieri, o soffocati, è un tabù per questa nostra società ipocrita e buonista.
Non stiamo discutendo del “diritto” d’abortire delle donne (che ovviamente non esiste in nessun caso), ma qui si tratta del diritto di vivere o quanto meno ad essere accompagnati ad una morte dignitosa, di neonati! Si tratta di solito di bambini malati, o di bambini “imperfetti”, come i Down, o quelli con un piede torto, o il labbro leporino, che nascono vivi!
Il diritto di vivere, dal momento della nascita, è riconosciuto davvero dappertutto, tranne che al Consiglio d’Europa, l’ente sovranazionale nato per salvaguardare i diritti umani. Quali diritti umani, allora?
L’ ECLJ, però, non demorde nel suo intento di far valere la vita di questi piccoli, come quella di qualsiasi altro neonato.
Alcuni membri dell’Assemblea hanno promesso che proveranno a riportare la questione all’ordine del giorno nel 2016, in circostanze più favorevoli.
Intanto l’ECLJ continua a raccogliere dati e notizie: in ciò chiede aiuto a tutti gli operatori sanitari e alle ostetriche che ne vengano a conoscenza.
Redazione
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