Dal profilo pubblico dell’autore, uno scampato all’aborto terapeutico, abbiamo scaricato questa bella foto, con l’intento di fargli un po’ di pubblicità.
La foto qui sopra è una delle tante: potrebbe essere un’idea regalo acquistare sul sito www.oliverhellowell.com qualche cartolina o qualche poster...
National right to life news ce lo ha presentato, Oliver Hellowell, un fotografo di fama internazionale che ha solo 19 anni.
La sua pagina Facebook ha raccolto decine di migliaia di visitatori: in essa Oliver pubblica il suo spettacolare lavoro, le sue foto, con soggetti prevalentemente naturalistici.
Egli ha iniziato a scattare fotografie fin da bambino, e quello che è nato come un hobby oggi gli dà di che vivere: non è da tutti avere a 19 anni un lavoro stabile e redditizio che coincide con la passione e l’aspirazione della vita. Le sue mostre sono frequentatissime e molti fotografi professionisti lo seguono e traggono ispirazione dal suo lavoro.
Dimenticavamo di scrivere che Oliver è portatore di trisomia 21. Il mese scorso ha ricevuto il National Positive Role Model for Disability Award.
Lifesitenews ci racconta, invece, di Carin Richardson, una ragazzina Down di 12 anni, che ha salvato la sorellina di tre anni che stava per affogare in piscina con un tempismo e un sangue freddo eccezionali.
A ottobre, il mese dedicato alle persone portatrici della trisomia 21, queste notizie girano abbastanza sul web. E’ stata celebrata la “Giornata internazionale” l’11 ottobre scorso. E le notizie come queste servono a ribadire che è un errore, un’ingiustizia, una cieca disumanità sopprimere in grembo più del 90% delle persone come Oliver e Carin.
Ma anche questa retorica, tutto sommato, ci ha un po’ stancato e ci va un po’ stretta.
Non tutti i Down sono eccezionali o eroici come i due protagonisti di questo articolo. Ce ne sono di quelli che presentano grave ritardo mentale e /o gravi problemi fisici. Esattamente come tutti gli altri esseri umani: simpatici, antipatici, belli, brutti, bravi, inetti... Bisognerebbe smetterla, quindi, di dire che i Down non vanno eliminati “perché sono eccezionali”.
I Down non vanno abortiti, perché sono persone. Il cui successo e la cui felicità non dipendono da ciò che sanno fare, ma dalla capacità di intessere relazioni affettive, come qualsiasi essere umano. Capacità che è racchiusa “ontologicamente” nel cuore di ogni persona anche la più infelice e sofferente (sia essa normodotata o handicappata). Capacità che consiste nel mistero unico e irripetibile che l’uomo è per se stesso.
Davanti al mistero, sia egli Oliver, o Carin, o Einstein, bisogna solo fermarsi a contemplare.
Francesca Romana Poleggi
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