Mario Adinolfi ne ha per tutti quando parla del ddl Cirinnà sulle unioni civili, della stepchild adoption e dell’utero in affitto.
Senza compromessi di sorta, il direttore de La Croce Quotidiano, ha risposto ad alcune nostre domande.
C’è la possibilità che la maggioranza si spacchi e che il ddl Cirinnà non passi?
La maggioranza è già spaccata. Il problema è riuscire ad aprire fronti di riflessione in tutte le aree politiche del Paese, in tutti i gruppi parlamentari del Senato, in maniera che molti senatori – in un momento di recupero di coscienza e anche di recupero di libertà di espressione, senza le pressioni di logiche politiche pesanti – possano costruire le condizioni per una sconfitta del ddl Cirinnà. Una sconfitta che, ancora oggi, è nelle cose.
Se togliessero dal ddl Cirinnà la stepchild adoption, sarebbe sufficiente?
Assolutamente no! Noi – come Comitato Difendiamo i Nostri Figli, come popolo del 30 gennaio, come mobilitazione del Circo Massimo – abbiamo sempre posto una questione centrale: la legge sulle unioni civili, il ddl Cirinnà, è una legge scritta male, incostituzionale, violenta verso i diritti dei più indifesi... Ed è dunque qualcosa che deve essere semplicemente tolto dal tavolo. Il ddl Cirinnà va RI-TI-RA-TO.
Come valuta la seconda parte del ddl Cirinnà?
Secondo me ha la stessa valenza della prima. Ripeto, dal punto di vista normativo è un pasticcio platealmente incostituzionale. È davvero, dal punto di vista tecnico-giuridico, scritta malissimo.
Ci dicono che siamo “volgari” e “offensivi” a parlare di utero in affitto, di vendita di bambini e di schiavitù. Dicono che siamo noi a considerare i bambini merce. Come risponde?
È evidente che, poiché i bambini nascono da una mamma e da un papà (e questo è, e non è contestabile!), chi vuole affermare che un bambino possa nascere da due uomini può solo pensare a un meccanismo di transazione finanziaria che viola il corpo della donna e rende la maternità un bene commerciale di consumo.
Chi è dentro quella logica, è dentro una visione che trasforma la persona in cosa, ed è questa la vera battaglia. Una battaglia contro la reificazione della persona umana. Una battaglia contro una visione antropologica che è pericolosissima e che imporrebbe una società in cui le persone diventate cose vengono eliminate appena fallate. Questo è un pericolo oggettivo per la nostra società.
E oltretutto c’è una violazione pesantissima dei diritti della famiglia, come società naturale tutelata dalla Repubblica perché fondata sul matrimonio. Una società naturale che dev’essere tutelata e incentivata, e non demolita da una serie di leggi impressionanti, che vanno da quella sul divorzio breve a questo orrendo ddl Cirinnà.
Giuseppina Coali