19/01/2016

Adozioni gay – In Svizzera si può ...

La stepchild adoption – che tradotta altro non indica che le adozioni gay – è forse il nodo principale al centro del ddl Cirinnà, che in Italia sta da mesi dividendo politica e società civile. Ebbene, in Svizzera sono già arrivati ai fatti.

Con una decisione della Commissione degli affari giuridici del Consiglio degli Stati, nella giornata del 12 gennaio 2016 è stato modificato il diritto in materia di adozione, e con 7 voti a favore, 3 contrari e 1 astensione è stato accolto il disegno di legge che prevede, per le coppie omosessuali, la possibilità di adottare i figli del partner.

Le adozioni gay (o stepchild adoption, che dir si voglia) sono state approvate, in Svizzera, sia per le coppie in unione registrata o coppie di fatto eterosessuali, sia per le coppie omosessuali che vivono in comunione domestica.

La decisione, anche qui, ha fatto però discutere. Alcuni vorrebbero infatti che l’adozione del figliastro possa continuare ad essere riservata solo ai coniugi di sesso diverso. Insomma, che le adozioni gay continuassero ad essere vietate.

E questo sebbene la Commissione degli affari giuridici abbia rassicurato in una nota che al centro delle decisioni sull’adozione del figlio del partner ci sarebbe innanzitutto “il benessere del bambino”, che deve essere ascoltato dai giudici prima di decidere l’adozione, e che “alcune condizioni di adozione possano essere tralasciate se ciò si impone nell’interesse del bambino”.

Sì, perché anche in questo caso, la legge ha come effetto collaterale quello di aprire alla pratica dell’utero in affitto, e di alimentare quindi ancora di più il “commercio di bambini al dettaglio” prodotti dalle “nuove schiave” nei Paesi più poveri del mondo. Oltre al fatto, troppo spesso tralasciato dai fautori dei “diritti per tutti”, che i bambini hanno bisogno – oltre ad avere il pieno diritto di non nascere già orfani! – di una mamma e di un papà.

Anastasia Filippi

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