Il consigliere comunale capitolino che ha preso con più decisione le difese dei manifesti di Pro Vita & Famiglia è stata Lavinia Mennuni (Fratelli d’Italia). Soltanto per aver sollevato la questione al Comune di Roma, due giorni fa la consigliera d’opposizione è stata cacciata dall’aula consiliare. Incontrata da Pro Vita & Famiglia durante il flash mob tenuto oggi davanti al Campidoglio - per protestare proprio per la censura del Campifoglio - la Mennuni ha spiegato le ragioni della sua difesa della vita: un dibattito che, in sede istituzionale, trova sempre meno spazio, per via di un centrosinistra sempre più ostinato nelle sue convinzioni ideologiche.
Onorevole Mennuni, come giudica la reazione dell’amministrazione capitolina nei confronti della campagna di Pro Vita & Famiglia in occasione della Giornata della Donna?
«Purtroppo, quello che è accaduto è di una gravità estrema. La sinistra sta proponendo una deriva autoritaria e di censura contro messaggi che non hanno nulla di lesivo nei confronti della donna, anzi, al contrario, auspicano che le donne possano nascere e portare il loro contributo alla società e alla società. Quello che è accaduto qualche giorno fa, quando è stato strappato il manifesto che Pro Vita & Famiglia ha voluto affiggere lungo le strade di Roma, è stato qualcosa di veramente vergognoso: spero non accada mai più e spero che venga restituita la libertà d’espressione a Pro Vita & Famiglia e ad altre realtà simili. C’è una frase [attribuita a Voltaire, ndr], che va per la maggiore in un’area politica che non è la mia: “Non condivido le tue idee ma lotterò fino allo stremo affinché tu possa esprimerle”. È l’esatto contrario di quello che sta accadendo in Campidoglio…».
Anche la precedente amministrazione capitolina, guidata da Virginia Raggi, aveva disposto una censura nei confronti di una delle campagne di Pro Vita & Famiglia. Come si spiega questa idiosincrasia rispetto ai temi della tutela della vita nell’ambito del centrosinistra e del Movimento Cinque Stelle?
«Sicuramente la tutela della vita fin dal concepimento è un tema su cui bisogna lavorare, portandolo avanti con energia e determinazione. Vedo, però, che questo tema crea grandi problemi, specie in alcune anime della sinistra».
Il centrodestra come si impegnerà nel difendere il principio?
«Già durante la scorsa consiliatura avevamo proposto (e lo rifaremo a breve) la Giornata della Famiglia e della Natalità. In tutta Italia ma soprattutto a Roma, purtroppo, anche a causa della crisi del Covid, abbiamo avuto un calo enorme di nascite. C’è necessità di promuovere la cultura della vita e di aiutare i giovani a sposarsi e ad avere figli. Oggi versiamo in una situazione più che mai complicata: peraltro, con questo conflitto russo-ucraino in corso, ci vuole ancor più coraggio a mettere su famiglia. Le istituzioni, allora, dovrebbero fare tutto quello che è nelle loro possibilità per dare una mano a questi nuclei nascenti. Sarebbe importante, dunque, proporre la cultura della vita ovunque, anche nelle scuole, dove, però, spesso, non si sensibilizza su principi così rilevanti ma su altri temi che invece tendono a destrutturare questo messaggio».
Potrà mai, un giorno, la difesa della vita diventare un valore condiviso e trasversale agli schieramenti politici?
«Io credo che la tutela della vita non dovrebbe essere un concetto di destra, di sinistra o di centro. La vita è uno dei valori non negoziabili, per cui è ovvio che saremmo ben lieti se fossimo in tanti a sostenerlo. È assurdo, quindi, che, al contrario, nel contesto dell’assemblea capitolina della capitale d’Italia, si debba addirittura finire allontanati dall’aula, com’è successo a me soltanto perché si è chiesto di non applicare politiche di censura nei riguardi di messaggi che vanno in questa direzione».
Per quale motivo l’hanno cacciata dall’aula consiliare?
«Due giorni fa, ho esposto uno striscione, in cui si chiedeva di fermare la censura, anche perché, a suo tempo, come delegato delle Pari Opportunità del Comune, fui proprio io a occuparmi del regolamento a protezione della dignità della donna nelle affissioni del circuito comunale, quindi conosco bene la normativa. Posso allora ben dire che il manifesto affisso da Pro Vita & Famiglia non ha nulla ma proprio nulla di lesivo della dignità della donna, quindi, rispettava nella maniera più assoluta il regolamento che, invece, è stato utilizzato come pretesto per togliere quelle affissioni. L’ho fatto presente, ho portato all’assemblea capitolina il manifesto per mostrarlo a tutti i colleghi e le colleghe e la risposta è stato il mio allontanamento dall’aula. Alcune colleghe della Lista Calenda (che si autoproclama moderata ma che di moderato a questo punto ha ben poco…) hanno strappato il manifesto, invece di cercare di capire quanto sarebbe importante che, nella capitale d’Italia, non fosse mai applicata la censura».