La scoperta delle cellule staminali pluripotenti nel latte materno è un grosso passo avanti per la ricerca di cure per diverse patologie.
La dottoressa Foteini Kakulas, della University of Western Australia, ha dimostrato che le cellule staminali da latte materno possono diventare cellule di ossa, grasso, fegato, pancreas e cervello. Questa potrebbe essere l’ennesima conferma dell’inutilità della ricerca sugli embrioni e del loro conseguente smembramento per predare cellule staminali pluripotenti. Ed è un ulteriore punto a favore dei benefici del latte materno per la crescita e lo sviluppo dei bambini.
Gli studi nel settore dell’allattamento erano stati avviati nel 2007 dal professor Peter Hartmann e il suo team, presso la medesima università, che è stato il primo ad aver scoperto la presenza di cellule staminali nel latte materno (Cregan et al. 2007).
La medicina rigenerativa, quindi, continua a fare progressi. La dottoressa Kakulas ha presentato le sue scoperte nel 10° Simposio Medela, a Varsavia. Nell’occasione ha spiegato che questa scoperta ha aperto nuove strade da esplorare anche per la cura del cancro al seno. Le cellule staminali sembra, inoltre, che sopravvivano nell’organismo del bambino allattato al seno e vadano a popolare il sangue, il timo, il fegato, il pancreas, la milza e il cervello del lattante. Divengono funzionalmente integrati questi organi e servono alla produzione di proteine specifiche per la crescita del bambino.
Aldilà del fatto se sia giusto o no allattare i bambini in pubblico (verrebbe da dire: “cum grano salis”, c’è modo e modo e luogo e luogo: da un lato non c’è niente di male, dall’altro è comunque un fatto abbastanza intimo), resta confermato che è giusto allattare al seno. Con buona pace delle femministe che lo considerano una deminutio per la donna, bisognerebbe incentivare la pratica per il benessere delle nuove generazioni, facilitando in ciò anche le donne lavoratrici. E bisogna perciò che i neonati non vengano separati, senza una valida e gravissima ragione, dalla mamma.
Redazione
Fonte: Medela.com