“Il Milano Pride è l’occasione per dare più forza alla legge Zan”, con questo titolone comparso su Repubblica, viene sponsorizzato il Milano Pride, attraverso una lunga intervista a Daniele Gattano, attore, conduttore televisivo e blogger.
Come viene ammesso, il Pride sarà l’ennesimo megafono a disposizione della comunità lgbtqi+, per far passare l’idea illusoria che la legge Zan sia una legge voluta dalla maggioranza dei cittadini italiani e che risponde ad una ipotetica “emergenza omofobia” che come ben sappiamo, viene smentita, tutti gli anni, dai dati dell’osservatorio per la sicurezza contro gli atti discriminatori, che hanno mostrato come – anche negli ultimi dodici mesi – le aggressioni fisiche legate all'orientamento sessuale, non solo non sono aumentate, ma sono addirittura decisamente diminuite, passando dalle 43 alle 29 annue. E ciò non lo dicono solo le “nostre” statistiche ma persino la “ultragayfriendly” Unione Europea.
Ma c’è molto di più, perché nell’intervista viene fuori il vero, ormai dichiarato, intento del ddl, come ammette lo stesso Gattano, nel commentare la recente presa di posizione del Vaticano, contro il decreto Zan: «Penso che in realtà il Vaticano non vorrebbe che si parlasse di sessualità nella scuola. L’omosessualità e la transessualità fanno parte della realtà. Io, da ragazzino, ho scoperto di essere omosessuale, perché mi davano del ricchione. L’omosessualità, nella scuola, si sviluppa con atti di bullismo. Il Vaticano dovrebbe capire che nella scuola serve la presenza di persone che spieghino ai bambini cosa è l’omosessualità. Nessuno vuole inculcare le teorie gender».
Cioè una vera e propria imposizione ideologica basata, “sulla realtà”, insomma “di diritto”, come fosse qualcosa di inesorabile, di cui è bene che, chi non ha intenzione di allinearsi, ne prenda semplicemente atto. E, se ora che il ddl Zan non è ancora passato, siamo già arrivati a questo punto, non osiamo immaginare cosa accadrà se diverrà legge: il dissenso non farà più parte dei dibattiti sulla sessualità e si imporrà una nuova, devastante, visione antropologica che seminerà, questa sì, distruzione e ferite che, per quanto ci si sforzerà, di continuare ad imporre una nuova, forzata, forma di “normalità”, non potranno essere risanate, se non con un autentico ritorno alla realtà vera.