In tutto il mondo, un numero crescente di Paesi sta adottando misure per vietare o limitare la transizione di genere nei minori, bloccando la somministrazione di ormoni, farmaci sperimentali e bloccanti della pubertà, così come le procedure chirurgiche che sappiamo essere devastanti e irreversibili per il corpo - ma anche per la mente - dei bambini.
Una tendenza che sembra riflettere una crescente e nuova - per fortuna - consapevolezza sui pericoli di tali trattamenti, che invece di rappresentare una soluzione ai disagi giovanili, espongono i bambini e gli adolescenti a gravi rischi per la loro salute fisica e psicologica. Studi sempre più numerosi e autorevoli, infatti, dimostrano che l’uso di queste terapie può causare - oltre a menomazioni fisiche e al cambiamento irreversibile del proprio corpo - anche altri danni come infertilità, osteoporosi precoce, danni cardiaci e gravi disturbi neurologici, compromettendo in modo irreversibile il futuro di chi vi si sottopone. Inoltre, si moltiplicano le testimonianze di giovani che, una volta cresciuti, si sono pentiti della transizione e denunciano di non essere stati adeguatamente informati sugli effetti devastanti di queste procedure, ovvero i cosiddetti detransitioner, come abbiamo avuto modo di sentire e vedere in Italia grazie al tour della giovane americana Luka Hein, organizzato da Pro Vita & Famiglia in tutta la Penisola a ottobre 2024.
Di fronte a questa realtà, dunque, molti governi stanno scegliendo la strada della prudenza e della tutela dei minori, ponendo un limite o veri e propri divieti a quella che sempre più esperti considerano una sperimentazione pericolosa sulla pelle dei bambini. Vediamo nel dettaglio quanti e quali Stati, in tutto il mondo, stanno prendendo questa strada , verso cui - si spera - possa presto tendere anche l’Italia.
Gli Stati Uniti
Iniziamo da chi in passato era tra i “pionieri” del cosiddetto approccio affermativo e che, negli ultimi anni, sta tornando indietro. Negli USA, infatti, sono ad oggi ben 26 gli Stati che hanno adottato leggi che vietano o limitano i trattamenti medici per la transizione di genere nei minori. Di questi, 18 stati hanno implementato divieti completi, mentre gli altri hanno introdotto restrizioni parziali o stanno affrontando contestazioni legali che ne impediscono l'applicazione. Il tutto sta sicuramente avendo un’accelerazione grazie alle recenti decisioni del neopresidente Donald Trump di vietare proprio queste terapie, ma anche quelle di ribadire che esistono solo “uomini” e “donne” e di proibire la presenza di uomini biologici negli sport femminili. Ecco, nel dettaglio, gli stati con divieti completi in vigore. Nel 2022, l'Alabama ha approvato una legge che rende reato per i medici fornire cure di affermazione di genere ai minori, inclusi bloccanti della pubertà e terapie ormonali. Sebbene inizialmente bloccata da un'ingiunzione federale, nel 2023 la Corte d'Appello dell'11° Circuito ha permesso l'entrata in vigore del divieto. Già nel 2021, però, l'Arkansas era diventato il primo stato a vietare le cure di affermazione di genere per i minori, superando il veto del governatore. Tuttavia, l'applicazione della legge è stata bloccata da una corte federale, e la questione è ancora in fase di contenzioso legale. Nel 2023, la Florida ha implementato un divieto sulle cure di affermazione di genere per i minori. Sebbene inizialmente bloccato da un'ingiunzione, il divieto è stato successivamente ripristinato da una corte d'appello federale nel 2024. Sempre nel 2023, la Georgia ha approvato una legge che vieta la maggior parte delle cure di affermazione di genere per i minori sotto i 18 anni. Dopo una sospensione temporanea, il divieto è stato ripristinato. Nello stesso anno l'Idaho ha promulgato una legge che vieta le cure di affermazione di genere per i minori, rendendo reato per i medici fornire tali trattamenti. Dopo una sospensione temporanea, la Corte Suprema degli Stati Uniti ha permesso l'entrata in vigore del divieto nel 2024. Anche l’Indiana, nel 2023, ha approvato una legge che vieta le cure di affermazione di genere per i minori. Dopo una sospensione temporanea, il divieto è entrato in vigore nel 2024. Stessa cosa per l'Iowa, Mississippi, l'Oklahoma, il South Dakota, il Texas e lo Utah che hanno promulgato una legge che vieta le cure di affermazione di genere per i minori, inclusi bloccanti della pubertà e terapie ormonali, così come ha fatto il Kentucky, che ha approvato una legge che vieta le cure di affermazione di genere per i minori. Dopo una sospensione temporanea, il divieto è entrato in vigore in modo effettivo. Nel Montana, nel 2023, è stata promulgata una legge che vieta le cure di affermazione di genere per i minori. Tuttavia, l'applicazione della legge è stata bloccata da una corte distrettuale. Nello stesso periodo il North Dakota ha approvato una legge che criminalizza le cure di affermazione di genere per i minori, rendendo reato per i medici fornire tali trattamenti. Sempre nello stesso anno il Tennessee ha approvato una legge che vieta le cure di affermazione di genere per i minori, ma legge è attualmente oggetto di contenzioso legale e la Corte Suprema degli Stati Uniti ha accettato di esaminare il caso. Nel 2024, invece, il Missouri ha approvato una legge che vieta le cure di affermazione di genere per i minori, successivamente un giudice ha confermato la costituzionalità della legge, che rimarrà in vigore fino al 2027. Infine, sempre lo scorso anno anche la South Carolina ha approvato una legge che vieta le cure di affermazione di genere per i minori. La legge richiede inoltre al personale scolastico di informare i genitori se un bambino desidera utilizzare un nome o pronomi diversi da quelli assegnati alla nascita.
Per quanto riguarda gli 8 stati rimanenti che hanno adottato leggi che vietano o limitano i trattamenti medici per la transizione di genere nei minori, ma che non hanno implementato un divieto completo, essi sono: l’Arizona, il Nebraska, il New Hampshire, l’Ohio, il Wyoming, la North Carolina e la Louisiana, che hanno introdotto restrizioni su determinati trattamenti per la transizione di genere nei minori e c’è poi il caso West Virginia, dove sono stati introdotte eccezioni per i minori con "disforia severa".
In Europa
Nel Vecchio Continente sono sempre più i Paesi che hanno introdotto limitazioni alla transizione di genere o affermato esplicitamente che serve «maggiore prudenza» in questi trattamenti. Alcuni di questi Stati, tra l’altro, nel recente passato erano tra i “pionieri” proprio dell’approccio affermativo sulla transizione per i minori. Nel 2020 nel Regno Unito una sentenza dell'Alta Corte ha stabilito che i minori di 16 anni potrebbero non essere in grado di dare un consenso informato all'uso di bloccanti della pubertà, portando a una sospensione temporanea di tali trattamenti. Tuttavia, questa decisione è stata successivamente parzialmente ribaltata, consentendo ai medici di valutare caso per caso la capacità del minore di acconsentire. Sempre nel 2020 in Finlandia le autorità sanitarie finlandesi hanno emesso nuove linee guida che raccomandano un approccio cauto nei confronti dei trattamenti di transizione di genere per i minori, privilegiando la terapia psicologica rispetto agli interventi medici. Nel 2021 è stata invece la Svezia a limitare l'uso di bloccanti della pubertà e terapie ormonali per i minori, consentendoli solo in contesti di ricerca clinica o in casi eccezionali, a causa di preoccupazioni sulla sicurezza e sugli effetti a lungo termine di tali trattamenti. Nel 2022 in Francia l'Accademia Nazionale di Medicina francese ha espresso cautela riguardo ai trattamenti di transizione di genere per i minori, raccomandando un approccio prudente e sottolineando l'importanza di un supporto psicologico approfondito. Per quanto riguarda la Svizzera, attualmente non esistono divieti o limitazioni a livello federale riguardanti la transizione di genere per i minori o la somministrazione di farmaci bloccanti della pubertà. Tuttavia, il tema è oggetto di dibattito pubblico e politico. Recentemente, nel Canton Ticino, sono emerse preoccupazioni riguardo all'uso dei bloccanti della pubertà nei minori. Alcuni esponenti politici hanno sollevato interrogazioni al Consiglio di Stato, chiedendo una valutazione critica sull'utilizzo di questi farmaci e proponendo una possibile moratoria cantonale. Anche in Norvegia, ad oggi, non esistono divieti legali espliciti riguardanti la transizione di genere per i minori o la somministrazione di farmaci bloccanti della pubertà. Tuttavia, nel marzo 2023, il Norwegian Healthcare Investigation Board (Ukom) ha espresso preoccupazioni riguardo alla sicurezza e all'efficacia dei trattamenti di affermazione di genere nei minori, evidenziando una carenza di evidenze scientifiche a supporto di tali pratiche. Di conseguenza, Ukom ha raccomandato che l'uso di bloccanti della pubertà, terapie ormonali e interventi chirurgici per la riassegnazione di genere nei bambini e adolescenti sia limitato a contesti di ricerca clinica, classificando tali trattamenti come sperimentali. E c’è poi il caso dell’Olanda. Anche nei Paesi Bassi, infatti, che sono tristemente famosi per il cosiddetto “protocollo olandese”, ovvero l’approccio affermativo, si è avviato un dibattito sull'appropriatezza e la sicurezza di tali trattamenti nei minori. Alcuni professionisti e ricercatori hanno sollevato preoccupazioni riguardo ai possibili effetti a lungo termine dei bloccanti della pubertà e alla necessità di ulteriori studi per valutarne l'efficacia e la sicurezza. Di conseguenza, si sta assistendo a una maggiore cautela nell'applicazione di questi protocolli, con un'attenzione crescente verso approcci meno invasivi e un maggiore supporto psicologico per i giovani con disforia di genere.
Il Resto del Mondo
Di recente anche altri Paesi hanno cambiato rotta in tal senso. Come l’Argentina, dove il governo guidato da Javier Milei ha proprio da pochi giorni vietato la transizione di genere per i minori. E come l’Australia, che già da alcuni mesi sta rivedendo le linee guida per la prescrizione di bloccanti della pubertà e terapie ormonali ai minori. Il governo dello Stato del Queensland, inoltre, ha sospeso nuovi trattamenti per i minori nel sistema sanitario pubblico, in attesa di una revisione indipendente, a seguito di preoccupazioni riguardanti trattamenti non autorizzati.
E l’Italia?
Nel nostro Paese la gestione dei trattamenti ormonali, farmacologici e chirurgici per la transizione di genere nei minori è regolata da linee guida mediche e decisioni giudiziarie. Non ci sono quindi ancora leggi specifiche che ne vietino l'uso. Per quanto riguarda il quadro normativo attualmente vigente c’è innanzitutto la Legge 14 aprile 1982, n. 164, che disciplina la rettificazione di attribuzione di sesso, consentendo la riassegnazione di sesso e genere anagrafico attraverso un iter legale. Sebbene originariamente richiedesse l'intervento chirurgico per la rettifica anagrafica, successive interpretazioni giurisprudenziali hanno stabilito che tale intervento non è obbligatorio. Una legge, dunque, profondamente sbagliata e pericolosa che Pro Vita & Famiglia chiede di cambiare proprio per vietare il “cambio di sesso” per i minori. Ci sono poi delle linee-guida mediche che prevedono un approccio multidisciplinare, che include supporto psicologico e, in alcuni casi, l'uso di bloccanti della pubertà o terapie ormonali. Tali trattamenti sono generalmente riservati a minori che abbiano raggiunto almeno lo stadio 2 di Tanner dello sviluppo puberale e che soddisfino specifici criteri clinici.
Di fronte a questa realtà drammatica e a questi tanti validi esempi, è dunque necessario che anche l’Italia intervenga con una legge chiara e rigorosa che vieti ogni forma di transizione di genere nei minori, impedendo l’uso di farmaci bloccanti, terapie ormonali e interventi chirurgici e mettendo fine a una deriva ideologica che mette in pericolo la salute dei più piccoli.