La stragrande maggioranza dei genitori americani è contraria all’indottrinamento gender a scuola dei loro figli. È quanto emerge da un recente sondaggio condotto da Parents Defending Education, che ha intervistato 1.000 genitori in tutto il Paese con figli di età inferiore ai 18 anni. I numeri parlano chiaro: il 75% dei genitori non supporta gli insegnanti che forniscono informazioni sull’orientamento sessuale e l’identità di genere a studenti delle scuole elementari. Un’ampia maggioranza dei genitori, inoltre, si dice contraria al fatto che i docenti parlino d’identità transgender ai bambini prima che lo facciano eventualmente loro, secondo tempi e modi che ritengono consoni.
Genitori contrari, le statistiche inequivocabili
«Questo sondaggio mostra un’opposizione schiacciante alla tendenza diffusa, da parte del personale scolastico, di tenere nascoste ai genitori informazioni sull’identità di genere di bambini e adolescenti a scuola. Ci sono sempre più conferme che le persone pensano che questa tendenza onnipresente di facilitare le transizioni di genere alle spalle dei genitori sia una follia totale e debba finire», ha affermato al The Daily Wire Erika Sanzi, direttrice di Parents Defending Education Outreach, nel commentare i dati. Insomma i genitori vogliono maggiore controllo su ciò che accade nelle classi dei loro figli. L’80% dei genitori, infatti, ritiene che le scuole «non dovrebbero aiutare un bambino a cambiare la propria identità di genere» senza informare mamma e papà, mentre solo il 19% non hanno problemi se gli insegnanti dovessero cambiare i pronomi degli studenti o avessero fornito alle ragazze, per esempio, fasce per il seno senza consenso previo da parte dei genitori. Di qui, stando ai dati del recente sondaggio, ben tre quarti degli intervistati ha dichiarato di esser «pronto a sostenere una legge che richieda al personale scolastico di informare i genitori se il loro bambino volesse essere identificato a scuola con un genere diverso». Poi, alla domanda se siano favorevoli all’insegnamento di temi legati all’orientamento sessuale a bambini delle scuole elementari il 74% ha risposto di essere contrario. Inoltre quasi l’80% dei genitori «non crede che ai maschi che si identificano come femmine debba essere consentito di competere nella categoria femminile» negli sport e il 77% «è contrario a permettere a un uomo di usare bagni e spogliatoi femminili». «Per troppo tempo i burocrati federali hanno sacrificato le esigenze di studenti e famiglie per soddisfare le insaziabili richieste di denaro e potere di sindacati e attivisti», denuncia Nicole Neily, presidente di Parents Defending Education, auspicando che la nuova amministrazione Trump possa finalmente metter fine a tale propaganda gender nelle scuole di ogni ordine e grado.
Le misure attese con la nuova amministrazione Trump
Proprio «basta follia gender, esistono uomo e donna» ha più volte, in passato, dichiarato il neo presidente eletto degli Usa Donald Trump, che - ci si augura - si prepara ad attuare le misure preannunciate in campagna elettorale, in particolare un piano rigoroso per evitare anzitutto la «mutilazione chimica, fisica ed emozionale» dei minori. Intende inoltre chiedere al Congresso di bloccare l’uso di fondi federali per le procedure di transizione di genere, allo scopo di proibire ogni eventuale transizione sessuale dei minori in tutti i 50 Stati, indagando anche su eventuali violazioni dei protocolli sanitari da parte di ospedali, cliniche e big Pharma. A tal proposito, un’altra promessa di Trump sarebbe quella di fare in modo che ogni ospedale o fornitore sanitario coinvolto in tali percorsi di transizione sia escluso dai programmi di finanziamento federale.
E in Italia?
L’Italia dovrebbe prendere esempio da tali contromisure che arrivano da Oltreoceano e raccontare con onestà quanto sta accadendo in numerose scuole del Paese nelle quali, oltre ai finanziamenti di numerosi progetti in salsa gender, è stata adottata già da più 400 scuole la pericolosa Carriera Alias, pur essendo illegale. Da non dimenticare, poi, l’ultimo tentativo di deriva gender al quale il Governo sembra averci messo una sorta di “toppa”. Ci riferiamo alla decisione di stanziare 500mila, con l’emendamento Magi alla manovra di bilancio, per l’educazione sessuo-affettiva nelle scuole. Fondi che, sembra, serviranno “solo” per la formazione dei docenti in particolare sui temi legati all’infertilità. Un cambio di rotta arrivato dopo numerose polemiche e una petizione nazionale di Pro Vita & Famiglia onlus, che comunque rappresenta, appunto, giusto una “toppa”, poiché dal Governo - già carente sulle politiche di contrasto alla diffusione dell’ideologia di genere - ci si aspetta un cambio totale di strada, proprio come hanno fatto Paesi un tempo pionieri sul tema, come come Gran Bretagna, Australia, Svizzera, Norvegia, Svezia, Finlandia, Danimarca, Olanda e buona parte degli stati degli Usa
L’80% degli italiani è per la libertà educativa
A invocare tale cambio di rotta non c’è solo Pro Vita & Famiglia, bensì si tratta di un sentimento diffuso negli italiani, come dimostrano gli stessi dati raccolti da Noto Sondaggi, secondo i quali solo ben «il 79% difende il diritto dei genitori di scegliere come educare i figli su temi inerenti sessualità e affettività; l’81% ritiene che le scuole debbano preventivamente informare e coinvolgere le famiglie in caso di corsi o progetti su questi temi». Allo stesso modo, «la netta maggioranza (66%) si esprime contro la possibilità di sottoporre un minore incerto sulla propria identità sessuale a terapie di transizione di genere comprensive di farmaci ormonali o interventi chirurgici, e il 75% ritiene invece che, in questi casi, il minore dovrebbe poter ricevere assistenza psicologica per riconciliarsi con il sesso biologico». Insomma, anche alla luce di tali dati, è quanto mai urgente che il Governo italiano ponga in atto delle misure concrete di contrasto alla dilagante ideologia di genere.