Se l’amore è amore, come negare ad un uomo le sue inclinazioni... come dire... inclini alla necrofilia ?
Prendiamo il caso di Kenneth Douglas, uomo di 60 anni sposato e padre di 4 figli, residente ad Hamilton Country in Ohio che ha ammesso di aver fatto sesso con oltre 100 cadaveri.
La moglie lamentava -ed era arrivata addirittura a denunciarlo telefonicamente, allarmi caduti nel vuoto- che il marito troppo spesso dal turno di notte tornava a casa che “puzzava di alcol e di sesso”.
La cruda verità emerse nel 2008 quando, alla prova del DNA, si individuò il liquido seminale di Douglas sul corpo di una giovane 19enne uccisa a coltellate. Di lì la tragica scoperta di altre due vittime del medesimo trattamento: una 23enne incinta e morta per strangolamento ed una 24enne madre di due bimbi precipitata dal terzo piano.
Ora dal carcere, dove Douglas è finito per gli abusi sul corpo delle tre ragazze, dovrà rispondere di una posizione che si fa decisamente più grave. L’uomo ha confessato di aver violentato, dal 1972 al 1992, i corpi di più di 100 ragazze, affermando di averlo fatto sotto l’effetto di alcol e cocaina.
Andata come sia andata -vi risparmiamo le descrizioni più accurate-, la necrofilia è una pratica disgustosa, vile, abominevole. Ma -e speriamo che la nostra rimanga una provocazione- per quanto? E perché? Se per giustificare un rapporto è bastevole l’amore, l’attrazione fisica, il soddisfacimento delle proprie pulsioni?
E’ di tutta evidenza che stiamo trattando un caso paradossale ma, a livello logico, spesso questa tipologia di situazioni permette di porre al vaglio un ragionamento logico.
Se l’unico discrimine è ciò che si considera “amore”, gli argini saltano.
Amore è amore: vale, quindi, anche per la necrofilia ?
Marika Poletti
Fonte: Il Messaggero