I nonni sono un bene prezioso da custodire. Essi rappresentano la memoria storica e valoriale di una famiglia e di una comunità sociale, senza la quale non vi è presente né tanto meno futuro. Anche alla luce di tale consapevolezza nasce l’esigenza di preservarli da ogni forma di esclusione sociale e dalla ‘cultura dello scarto’ che, in specie se ammalati, li considera un costo per il sistema sanitario. Al contrario, i nonni costituiscono una risorsa fondamentale anche proprio in termini di welfare.
In primo luogo, stando ai dati Istat aggiornati agli inizi del 2023, occorre ricordare che gli anziani (persone con più di 65 anni) nel nostro Paese sono 14 milioni 177 mila, ossia quasi un quarto della popolazione (24,1%). Tra costoro i nonni in modo particolare costituiscono una misura di supporto concreto per le famiglie di gran lunga più significativa degli aiuti economici dello Stato.
Anche i dati raccolti dal recente sondaggio di Eumetra, pubblicati a ridosso dell’uscita del nuovo rapporto del Centro Internazionale Studi Famiglia (Cisf), parlano chiaro: i genitori italiani hanno dato voto 5 alle misure economiche di sostegno alle famiglie messe in campo dallo Stato. Certo si riscontra un lieve segnale positivo riguardo a misure quali l’Assegno Unico e alle politiche per contrastare il ‘caro-asili nido’; tuttavia per una famiglia su tre l’Assegno non basta e solo un terzo dei neonati riesce ad accedere ai nidi.
Infatti, relativamente all’importo dell’Assegno unico, solo il 5,4% si dice molto soddisfatto; una famiglia su quattro lo ritiene piuttosto adeguato alle proprie esigenze, mentre il 26% per niente adeguato e il 41,6% poco adeguato. Eppure se da un lato la recente Legge di bilancio va nella direzione positiva di defiscalizzare le famiglie con almeno due figli, bisogna anche osservare che si è ancora lontani da un inquadramento graduale e progressivo, e dunque realmente equo, delle scale di equivalenza Isee, in specie per le famiglie con più figli a carico. All’aumento del costo della vita, poi, non corrisponde un graduale incremento degli stipendi. E in effetti per essere invogliati anche dallo Stato a diventare genitori il 64,7% chiede uno stipendio più alto, il 56,5% un lavoro stabile, il 45,2% aiuti economici, il 45% più flessibilità lavorativa, il 32,6% una casa a costi ragionevoli, il 31% servizi di cura per i figli.
A sopperire alle mancanze lo Stato ci sono provvidenzialmente i nonni, il cui ruolo sociale anche in termini di welfare non è omogeneo nel Paese. Infatti se al Nord i genitori chiedono maggiore flessibilità lavorativa per poter meglio conciliare le esigenze professionali con quelle familiari; al Sud, dove la rete di servizi è palesemente meno diffusa, risulta fondamentale il supporto dei nonni (46%).
Ecco perché già nell’ottobre 2022, al fine di sensibilizzare l’opinione pubblica sulla preziosità dei nonni quali beni viventi da custodire in modo speciale, Pro Vita & Famiglia Onlus ha lanciato la campagna “Grazie a Dio ci sono i Nonni”, con la quale chiedeva al governo «più adeguati interventi di prossimità, anche in ambito locale, come sostegni per le attività più semplici per la cura della persone o della casa e l’aiuto agli anziani nella risoluzione di problemi – soprattutto tecnologici –, fornendo loro supporto quotidiano», oltre a «iniziative simboliche di valore culturale, come intitolare una piazza ai “Nonni d’Italia” in tutti i capoluoghi e organizzare, ogni 2 ottobre, in occasione della Festa dei Nonni, manifestazioni ed eventi celebrativi sul ruolo sociale degli anziani che coinvolgano le scuole e la cittadinanza». Tra le altre proposte della campagna anche «l’istituzione di un numero verde nazionale per le emergenze causate dalla solitudine e dall’esclusione sociale degli anziani; il potenziamento dei servizi socio-sanitari di prevenzione e sostegno delle malattie neurodegenerative (come Parkinson, Alzheimer, Sla, demenza senile); la detrazione fiscale delle spese economiche documentate che i nonni affrontano a beneficio delle attività scolastiche, universitarie, lavorative e sportive dei nipoti. In più si chiede che i nonni possano essere delegati dai genitori a partecipare attivamente alla vita scolastica dei nipoti in caso di loro impossibilità, dunque per colloqui con docenti, incontri e rappresentanza negli organi collegiali».